Una decina di falò illegali accesi a Scordovillo ad ottobre al centro di ‘Killer Smoke’

A luglio la denuncia del sindaco Mascaro, unita a quella degli operatori dell'ospedale

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    Di GIANLUCA GAMBARDELLA
    Primi arresti per quanto riguarda la legge del maggio 2015 relativamente ai reati ambientali, partendo dalla denuncia di luglio del sindaco in merito ai fumi tossici provenienti da Scordovillo. Dal 6 ottobre è stata montata una stazione video, composta da 2 telecamere Hd, che ha comportato l’arresto di 4 persone ma molte altre son indagate. Nell’operazione “Killer Smoke” sono state indagate 7 persone (di cui 1 tratta già in arresto), effettuate 2 misure della custodia cautelare in carcere (Cesare Amato e Mario Bevilacqua), 2 arresti domiciliari (Carmela Bevilacqua e Natalina Berlingeri) e 20 perquisizioni domiciliari.
    I falò venivano controllati a distanza anche per verificare l’eventuale arrivo delle forze dell’ordine, ed ottobre abbiamo registrato 10 episodi di combustione effettuati da varie persone, anche minori. La polizia giudiziaria ha così avviato una prima operazione il 26 ottobre, arrestando Stefano Berlingeri, cui seguiranno ulteriori arresti per 3 persone già note alle forze dell’ordine.
    Ulteriori denunce son arrivate anche al vicino nosocomio, dove si è lamentato anche di dover interrompere interventi chirurgici in atto, un interruzione di pubblico servizio di cui non si son potuti però individuare i responsabili.
    «Secondo l’Arpacal la presenza degli elementi tossici in aria e nel territorio comportano un grave rischio di inquinamento del terreno e delle falde acquifere», rimarca il Procuratore Prestinenzi, e riferendosi al precedente ordine di sgombero intimato all’epoca dal Procuratore Vitello sostiene che «il prossimo passo sarà verificare se esiste il rischio di disastro ambientale in tutta la zona, con provvedimento di sequestro, ma se tale evenienza si verificasse si dovrebbe in ogni caso allocare i residenti altrove in condizioni dignitose. Compito non facile ma che graverà sull’autorità amministrativa, quella comunale in primis, perché il problema in quel caso sarà politico per risolvere in modo quasi definitivo la questione».
    Prestinenzi rimarca come «per lo sgombero, così come per le demolizioni, gli ordini prevedono una sinergia con tutte le istituzioni, ma anche con la cittadinanza il cui malcontento scaturisce in proteste non appena si cerca di attuare quanto previsto».
    Il capitano dei carabinieri, Vincelli, non esclude che «potrebbero esserci anche rom non lametini che vengono a bruciare rifiuti a Lamezia, ma è un’ipotesi che non si può né conferma né smentire», sollecitando nuovamente la collaborazione dei cittadini nell’ambito delle denunce ma anche della prevenzione perché «abbiamo anche individuato chi portava del materiale proveniente da fuori l’accampamento per essere bruciato, ed in tal senso son stati presi dei provvedimenti. Nei roghi venivano bruciati sia rifiuti interni che esterni».
    Viene annunciato come negli incontri con Enel e Rfi si è giunti alla proposta della sostituzione dei cavi in zona non più in rame (materiale di interesse della rivendita), ma in altro per scongiurare le attività, confermando attenzione anche per altre zone come Ciampa di Cavallo.
    Maggiori e continui controlli sarebbero un primo deterrente, ma lo stesso Procuratore insieme ai carabinieri ammette come si debba fare fronte a vuoti d’organico.

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