Don Nandino Capovilla e Luigi Bettazzi ospiti il 30 e 31 maggio di incontri nel salone parrocchiale di San Francesco

Due incontri incentrati anche sul tema dell'accoglienza

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    Il Punto pace Pax Christi di Lamezia Terme annuncia l’arrivo in città di Don Nandino Capovilla e Luigi Bettazzi – entrambi esponenti di Pax Christi – invitati dalla Comunità dei Padri Minimi a concludere le celebrazioni del novenario per i festeggiamenti in onore di San Francesco di Paola.
    La sera del 30 maggio alle 21 nel Salone Parrocchiale di San Francesco Don Nandino Capovilla proporrà una riflessione su un’emergenza dei nostri giorni: “Anche in Europa, Ponti e non muri” partendo anche dalle recenti parole di Papa Francesco sul “Sogno di un’Europa in cui essere migrante non sia un delitto, un’Europa di cui non si possa dire che il suo impegno per i diritti umani sia stata la sua ultima utopia”.
    La sera del 31 maggio invece, sempre alle 21 stesso luogo, Bettazzi darà una testimonianza sul Concilio: “Dal Patto delle catacombe al Concilio Vaticano II”.
    Don Nandino Capovilla, prete del Patriarcato di Venezia è stato, dal 2009 al 2013, Coordinatore Nazionale del Movimento mentre dal 2004 coordina la Campagna “Ponti e non muri” promossa da Pax Christi International per sensibilizzare sulla costruzione, da parte dello Stato di Israele, del muro di separazione in Cisgiordania per rinchiudere dentro una gabbia il Popolo Palestinese. Muro che la Corte Internazionale di Giustizia aveva dichiarato illegale il 9 luglio 2004, chiedendone lo smantellamento.
    Monsignor Luigi Bettazzi invece, Vescovo Emerito di Ivrea, unico testimone del Concilio Vaticano II ancora vivente, presidente per lunghi anni di Pax Christi Italia e International, amico intimo di don Tonino Bello con cui ha condiviso la marcia della pace a Sarajevo nel ’92, ha iniziato il suo ministero nel 1946 a Bologna dove nel 1963 è stato consacrato Vescovo Ausiliare dal Cardinale Giacomo Lercaro,  il vescovo dei poveri.
    Fu anche uno dei firmatari del Patto delle Catacombe quando il 16 novembre 1965, pochi giorni prima della chiusura del Vaticano II, una quarantina di padri conciliari celebrarono  una Eucaristia nelle Catacombe di Domitilla, a Roma, chiedendo fedeltà allo Spirito di Gesù. Dopo la celebrazione, sottoscrissero il Patto in cui i firmatari si impegnavano a vivere in povertà, a rinunciare a tutti i simboli o ai privilegi del potere e a mettere i poveri al centro del loro ministero pastorale. Il testo ebbe una forte influenza sulla Teologia della Liberazione, che sarebbe sorta negli anni seguenti.
    Al termine del Concilio, il 26 novembre 1966, diviene vescovo di Ivrea. Nel 1968 è nominato presidente nazionale di Pax Christi, e nel 1978 ne diventa presidente internazionale, fino al 1985 ottenendo per i suoi meriti il Premio Internazionale dell’Unesco per l’Educazione alla Pace. È una delle figure di riferimento per il movimento pacifista. Nel 1978, insieme ai vescovi Clemente Riva e Alberto Ablondi, chiese alla Curia romana di potersi offrire prigioniero in cambio del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. La richiesta, tuttavia, venne fermamente respinta. Divenne celebre per lo scambio di lettere con Enrico Berlinguer, per le quali fu aspramente criticato. Celebre per le sue battaglie per l’obiezione fiscale alle spese militari, l’obiezione di coscienza quando ancora si rischiava il carcere, ed il dialogo con i non credenti.

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