Gli sprar del lametino tengono un proprio bilancio nella Sala Napolitano

Nell'ultimo anno per Lamezia tra le maggiori spese si parla di 150.000 euro di costo di personale, 151.000 affitti, 70.000 assistenza 

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    Di GIANLUCA GAMBARDELLA
    Se nella campagna elettorale distante ormai un anno in entrambi gli schieramenti si alzavano gli slogan “prima gli italiani/lametini” (compreso dal Mtl che nella giunta Mascaro ora ha la delega alle politiche sociali), la Sala Napolitano che ospita solitamente i consigli comunali questa mattina si è animata degli ospiti dello Sprar chiamati a raccontare la propria esperienza nei centri del lametino, partendo dalle testimonianze nella propria lingua madre.
    Colori ed idiomi diversi davanti allo slideshow delle foto scattate negli ultimi anni dagli incaricati dei progetti, ed uno dei responsabili del centro collocato all’interno dello stabile gestito dalla Progetto Sud, Roberto Gatto, sottolinea la scelta di lavorare con numeri ridotti di ospiti, ed anche l’aumentare nel corso degli anni dei soggetti istituzionali coinvolti nei progetti. Si palesa così la volontà di voler presentare i risultati dei fondi spesi (divisi tra ministeriali e comunali): nell’ultimo anno per Lamezia tra le maggiori spese si parla di 150.000 euro di costo di personale, 151.000 affitti, 70.000 assistenza varia, etc.
    Nella città della piana, in luoghi diversi (anche beni confiscati alla mafia), si accolgono in media 40 persone diverse, ma altri progetti son attivi o in via di partenza tra Miglierina, San Pietro Apostolo e Unione dei comuni di monte Contessa: in 15 strutture del lametino si arriverà quindi a gestire circa 150 persone.
    Vengono così rimarcate tramite i documenti fotografici le attività e manifestazioni svolte, con Antonio Marinaro dell’Arci Lamezia Terme – Vibo Valentia ad evidenziare come «l’accoglienza diffusa sul territorio, non con un unico grande centro, evita anche il senso di invasione e favorisce l’integrazione tra vicini di casa. Parimenti con i pocket money, 15 euro a settimana a persona che son spese per vitto, ognuno compra quel che meglio crede, ma facendo rimanere tali cifre sul territorio».
    Delle 46 persone accolte nel 2015 dallo sprar “Due Soli”, 10 (di cui 8 egiziani che hanno aperto un’attività di ristorazione sull’isola pedonale) son rimaste a vivere e lavorare a Lamezia Terme, ma il trend dopo i 6 mesi di accoglienza è quello di lasciare la città se non proprio l’Italia. Per Marinaro, dopo aver effettuato un’analisi geopolitica internazionale, «anche i piccoli centri urbani in via di spopolamento stanno avendo effetti positivi da singoli progetti tramite l’accoglienza».
    Patrizia Maiello, vicesindaco di Curinga, racconta l’esperienza del proprio paese «con il centro storico che sta tornando a vivere anche di inverno grazie all’accoglienza, ed esperienza simile all’interno della comunità Monte Contessa sarà vissuta pure a Jacurso e Cortale».
    Maurizio Tomaino, assessore alle politiche sociali di San Pietro Apostolo, illustra il progetto nato 3 anni fa ospitando 20 persone in un immobile, Pietro Hiram Guzzi, sindaco di Miglierina, loda gli sprar nel sistema accoglienza «perché direttamente legati ai sindaci».
    Il sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, si sofferma sui 10 ospiti rimasti in città come «esempio di integrazione, fortuna sia per loro che scappavano da situazione non ottimali, ma anche per noi che abbiamo nuove professionalità e culture con cui confrontarci. Non dobbiamo fermarci sugli appartamenti affittati o sulle attività produttive, ma sull’impatto di altra ricchezza in evidenti momenti di difficoltà economica».
    In Calabria, intanto, da questa sera arriveranno altri 280 siriani da dover essere distribuiti nei vari progetti presenti sul territorio regionale, ed il nuovo bando ministeriale prevederà percentuali minori (dal 20% al 5%) di cofinanziamento per le amministrazioni comunali.
    Sempre in ambito di immigrati, a fine conferenza stampa il sindaco Mascaro ha previsto come prossimo alla pubblicazione il bando per la gestione della struttura polivalente di via  De Filippis, finanziata proprio con fondi vincolati relativi all’integrazione, mentre ancora non conclusi i lavori per la conversione dell’ex Teatro Russo come sede di cohousing.

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