Tra alloggi Aterp presenti solo sulla carta e mancata integrazione senza indicazioni lo sgombero di Scordovillo

Il sindaco Mascaro non dà più tempi per la soluzione del problema

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    Di GIANLUCA GAMBARDELLA
    Per l’ennesima volta la questione rom viene portata all’attenzione del consiglio comunale, con Gianturco (Sovranità) che nel proprio intervento non nasconde «le difficoltà presenti per risolvere il problema, ma ad oggi ci manca una visione di quali siano le azioni amministrative in atto e se la promessa di sgomberare Scordovillo entro settembre possa essere ancora valida, specialmente nell’ottica dei nuovi ghetti che si son creati a Ciampa di Cavallo e a San Pietro Lametino che son più pericolosi del campo rom stesso. I cittadini residenti subiscono le conseguenze di scelte politiche precedenti ma chiedono risposte a questa amministrazione, ma con tempi certi».
    Tropea (Pd) lamenta «la mancanza di un lavoro preparatorio su questa problematica in commissione, per come fatto invece nella precedente amministrazione dividendo tra ascolto, trasferimento ed integrazione», aspetto su cui il sindaco Mascaro non nasconde che «a 4 anni di distanza rimane il problema non risolto. Ci sono 402 rom a Scordovillo componendo 101 nuclei familiari, cui si aggiungono 16 famiglie rom a San Pietro Lametino pari a circa 60 unità che hanno generato nonostante il numero minore rispetto al campo rom lo stesso conflittualità. Per questo anche creare altri 6 o 7 mini insediamenti non sembra una soluzione percorribile: in via degli Uliveti ci son 20 appartamenti, per fare un esempio».
    Le situazioni già denunciate da Gianturco vengono riprese anche da Mascaro: «ci son intimidazioni per far liberare ai legittimi assegnatari gli alloggi popolari a Ciampa di Cavallo, e con una interlocuzione con l’Aterp nel 2015 avevamo constatato che su tutto il territorio lametino ci sarebbero teoricamente liberi circa 114 alloggi, di cui solo 43 in piazza Kennedy, ma in pratica ad un anno dalle mie precedenti dichiarazioni ho dovuto constatare come l’Aterp non abbia reale contezza del proprio patrimonio immobiliare: di fatto non ci sono alloggi liberi tra quelli occupati legittimamente, quelli abusivamente ed i rimanenti son inagibili».
    Il primo cittadino plaude al fatto che «dall’operazione giudiziaria della Procura dopo la querela dell’amministrazione comunale i fuochi a Scordovillo son quasi del tutto cessati», ribadendo che però «la soluzione per lo sgombero non può essere creare altri ghetti o campi altrove, magari meno controllati rispetto all’attuale collocazione», anche se i finanziamenti ottenuti (vedi via degli Oleandri o i moduli abitativi da acquistare e collocare in varie zone cittadine) vadano proprio in quella direzione, e citando «Capusutta come esempio di integrazione e di una non predisposizione a delinquere da parte di determinate etnie» rimarca come «esista la possibilità di utilizzare tramite la Prefettura dei fondi rimasti dal 2004 per intervenire proprio su Scordovillo sulle politiche di integrazione tramite la scolarizzazione».
    La risposta di Mascaro è quindi quella di «non spostare il problema da una zona all’altra della città, ma lavorare sul più lungo termine, senza dare tempi certi come in passato, per far rispettare leggi e cultura a partire dall’interno di Scordovillo», mentre sui 20 alloggi di via degli Uliveti occupati abusivamente da 12 famiglie non rom «si sta lavorando con la Procura per i tempi di sgombero».
    Sull’impostazione data dal sindaco non è d’accordo Pasqualino Ruberto (Labor) «perché non si danno risposte né indicazioni sugli scontri sociali esistenti e potenziali, né sul rispetto dello sgombero intimato dalla Procura perché non è accettabile un campo rom nel cuore della città e dietro l’ospedale. Bisogna o creare un altro campo fuori dalla città o la collocazione di una sola famiglia per rione, il tutto con finanziamenti dedicati individuati ma anche con la forza politica di fronteggiare i malumori popolari, ma anche interni alla maggioranza data la linea sociale dichiarata da Mascaro che diverge da quella del passato di Mtl».
    Negli altri interventi si ricordano le esperienze, più o meno fortunate, del passato, ma anche il fatto che ogni cittadino voglia lo sgombero dei rom da Scordovillo ma non questi cittadini come vicini di casa. 

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