«Forse si sarebbe potuto evitare questo gravissimo danno che ha colpito Antonio Butera, la sua famiglia e tutti i dipendenti»

L'Antiracket Lamezia Onlus, dopo gli ultimi eventi di intimidazione registrati in città, torna a chiedere una reazione alla città della piana

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    L’Antiracket Lamezia Onlus, dopo gli ultimi eventi di intimidazione registrati in città, torna a chiedere una reazione alla città della piana, sostenendo che «le forze dell’ordine hanno dato fino ad oggi ampie prove sulle loro capacità di intelligence e di presenza attiva e fattiva sui nostri territori. Forse è tempo che altri marcino allo stesso passo e consentano a tutti noi di poter vivere in modo più sereno. Forse, e senza forse, si sarebbe potuto evitare questo gravissimo danno che ha colpito Antonio Butera, la sua famiglia e tutti i dipendenti della Sud Lavaggio».
    Il chiaro riferimento è così all’incendio di uno dei macchinari avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì ai danni di un autolavaggio di proprietà di Antonio Butera, che dell’Ala è anche socio. Ad appiccare le fiamme son stati due ragazzi, con il volto coperto, che a bordo di un motorino intono alle 22:45 son stati ripresi dalle telecamere di videosorveglianza e su di cui stanno indagando gli agenti del commissariato di Lamezia.
    Secondo l’Ala «i due giovani aspiranti  ´ndranghetisti che hanno gravemente danneggiato gli impianti della Sud Lavaggio, di proprietà della famiglia di Antonio Butera, hanno commesso un grave errore di valutazione. Ed ancora più grave l’errore commesso da chi li ha mandati, che Antonio Butera lo conosce certamente meglio. Perché Antonio in quel quartiere difficile che è Capizzaglie ci è nato, cresciuto e vi ha sempre lavorato. A testa alta, senza mai piegarsi».
    Si specifica nella nota stampa come «lui, la sua famiglia e tante altre famiglie per bene di quel quartiere, con questi piccoli o grandi ´ndraghetisti non hanno mai voluto avere niente a che fare, ma proprio niente. Hanno invece costruito il loro lavoro con sacrificio e la loro vita nel rispetto di principi e valori ben più alti. Lo stanno dimostrando anche oggi che, sebbene colpiti, sono tutti lì a lavorare, in silenzio, per consentire all’azienda di continuare a produrre lavoro e ricchezza, anche e soprattutto per le persone che da questa attività riescono a trarre sostentamento».
    L’Ala etichetta come «il grande errore di valutazione di queste vili menti» aver pensato che «Antonio Butera si sarebbe piegato a qualsivoglia richiesta. Lo ha già dimostrato nel passato e continua a dimostrarlo oggi, essendo per noi tutti, soci dell’associazione antiracket, un grande esempio di correttezza e laboriosità», mentre secondo l’associazione antiracket «questi “giovani aspiranti ´ndranghetisti”, invece, tra poco cominceranno a costruire la loro vita frequentando per qualche anno (sempre pochi in ogni caso) qualche carcere italiano. E magari finire, come tanti altri in passato, uccisi da qualche loro coetaneo in una qualsivoglia guerra di ´ndrangheta che periodicamente si sviluppa nella nostra città».

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