Sfruttava i propri dipendenti il doppio delle ore da contratto, sequestrati 56.600 euro ad imprenditore lametino

Operazione 'Spartaco' condatta dalla Guardia di Finanza

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    La Guardia di Finanza di Lamezia Terme ha eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e patrimoniali, emessa dal g.i.p. del tribunale alla sede, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un imprenditore che gestisce un ristorante-tavola calda, indagato dalle “fiamme gialle” per il reato di estorsione continuata in danno di 11 propri lavoratori dipendenti.
    All’indagato, in forza del provvedimento magistratuale è stato temporaneamente imposto il divieto di esercitare ogni attività di impresa ed uffici direttivi di persone giuridiche.
    L’operazione, denominata “Spartaco”, è scaturita da attività infoinvestigative svolte dai finanzieri, a seguito di una denuncia sporta da uno dei dipendenti che era stato licenziato, poichè si era lamentato col suo datore di lavoro delle condizioni di sfruttamento cui era stato sottoposto. Le conseguenti indagini permettevano di far luce su un più vasto fenomeno di sfruttamento illecito dei dipendenti, attuato, in maniera sistematica dalla persona destinataria della misura cautelare.
    In particolare, i finanzieri hanno scoperto che almeno dall’agosto del 2015 all’ottobre del 2016, l’imprenditore costringeva sistematicamente i dipendenti, con l’implicita prospettiva di licenziamento, ad accettare gravose condizioni di lavoro, consistenti nel prestare la propria attività per 8-10 ore al giorno, a fronte di un contratto part-time in base al quale venivano retribuiti per sole 4 o 5 ore giornaliere.
    In un caso, l’imprenditore ha anche minacciato in maniera grave uno dei dipendenti, che aveva “osato” piu’ fortemente reclamare i propri diritti, ventilando ritorsioni consistenti in violenze fisiche e materiali.
    Le indagini, nonostante la ritrosia di quasi tutte le vittime nel riferire le reali condizioni lavorative per il timore di essere licenziate, consentivano di verificare la reale estensione del fenomeno illecito, risultato tale da rappresentare una sostanziale fonte di arricchimento per l’imprenditore, quantificato in circa 56.600 euro.
    Il denaro indebitamente lucrato è stato sottoposto a sequestro preventivo nel corso delle operazioni delle fiamme gialle, in quanto profitto del reato di estorsione.

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