«La criminalità lametina si rigenera in modo impressionante senza alcuna reazione della società civile»

Fuori programma finale la consegna del logo di Trame al dirigente Borelli, che da luglio lascerà Lamezia per diventare vicario a Macerata

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    di GIANLUCA GAMBARDELLA
    Nella giornata di chiusura della settima edizione Trame ha previsto per la prima volta un appuntamento completamente incentrato sulla città che ospita il festival, Lamezia Terme (per il 2017 l’amministrazione comunale ha previsto un cofinanziamento diretto da 5.000 euro, oltre l’uso gratuito delle strutture come Palazzo Nicotera, Chiostro San Domenico, Teatro Umberto e Grandinetti), uno dei pochi a non avere come punto di partenza un libro.
    Dopo anni di inchieste, indagini, operazioni, ed una commissione di accesso arrivata poco prima del via della settima edizione per verificare se ci siano i presupposti per un nuovo scioglimento del consiglio comunale (che, in caso positivo, sarebbe il terzo della storia, e potrebbe anche arrivare per i 50 anni di fondazione della città e nel periodo della prossima edizione del festival), della situazione nella città della piana hanno discusso Luisa Latella, Prefetto di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, procuratore aggiunto della Dda Catanzaro, Salvatore Curcio, Procuratore di Lamezia Terme (martedì l’insediamento ufficiale dopo il periodo di reggenza), Maria Teresa Morano, coordinatrice regionale associazioni antiraket, coordinati da Claudia Strangis, direttrice de Il Lametino, che in apertura di incontro ha tracciato un excursus storico giudiziario delle attività che hanno portato negli anni 300 arresti, con processi che hanno comportato tante condanne ed  assoluzioni.
    Il Prefetto non nasconde che «fisicamente Lamezia è il cuore della Calabria, lo diventa sia positivamente che negativamente quando si parla di aspetti di nostra competenza. La città ha tantissime possibilità di svilupparsi, bloccate però dalla mancanza di una spinta economica finanziaria che dalla presenza di una criminalità organizzata che sebbene decimata si rigenera, specie con le nuove generazioni».
    La Latella specie sulle nuove leve si rammarica che «nelle scuole ho spesso incontrato giovani di prospettiva, ma accanto cui esiste un’altra città che vive di barbarie e violenza. E’ come una guerra che non si è mai finito di combattere, le istituzioni preposte continuano la loro battaglia al cui fianco serve però l’impegno della società civile».
    Bombardieri si concentra sul fatto che «quello della criminalità non deve essere più visto come un problema solo delle istituzioni, che stanno comunque facendo un ottimo gioco di squadra. A Lamezia Terme è stato creato anche il gruppo dei carabinieri, le forze della polizia si stanno riorganizzando, ma a fronte di operazioni giudiziarie periodiche che hanno colpito tutte le cosche esistenti, si è continuato comunque a delinquere ed assistere ad intimidazioni e mancanza di denunce. La criminalità lametina si rigenera in modo impressionante senza alcuna reazione della società civile, sorprende che sopratutto i giovani continuino ad avvicinarsi a tali contesti. E’ un problema di società, ma intervenendo prima si evita che le cose progrediscano: un ragazzino che oggi mette la bottiglietta per intimidazione, tra un paio d’anni potrebbe sparare».
    Sui riscontri dei processi il procuratore sottolinea come «se ci son state assoluzioni, è anche vero che abbiamo registrato condanne, ma mai così tante operazioni in una sola zona della Calabria si son effettuate. Se abbiamo singoli casi di commercianti che denunciano, ne abbiamo tante altre opposte: finché si lasciano soli coloro i quali denunciano, sia che avvenga da parte dei clienti che degli altri imprenditori e commercianti, non arriverà mai quella valanga che impedirà di colpire tutti quanti».
    Curcio si interroga «sul perché del dilagare della corruzione, del fare autocritica: possiamo creare le strutture e la legislazione più efficacie che vogliamo, ma senza recuperare il senso etico della vita non andiamo da nessuna parte. Lo diceva Paolo Borsellino 25 anni fa, rimane un imperativo categorico del nostro tempo».
    Il neo procuratore lametino smentisce «l’esistenza di un’onorata società, la ndrangheta ha ucciso anche bambini e donne. Il primo omicidio di tale tipo è del 1951 nel territorio di Taurianova», contestando «la tragica assuefazione dei calabresi a questo genere di situazioni. C’è un processo di astrazione rispetto alla comunità e allo Stato, visto come un corpo estraneo».
    La Morano sottolinea l’importanza «di presentarsi come parte civile nei processi come Ala, metterci sopratutto la faccia ed affiancarsi a chi ha denunciato, sia prima che dopo il momento del dibattimento in aula. Registriamo ancora la difficoltà non solo a denunciare, quanto anche a costituirsi parte civile una volta che il processo è stato fissato, ed è un atteggiamento non ammissibile. Il pizzo non avviene più solo tramite richieste economiche, ma anche tramite assunzioni o forniture, aspetti che l’imprenditore valuta come fattibile e non illegale. A me stupisce che i grossi imprenditori di Lamezia non abbiano mai subito una richiesta di pizzo».
    La Morano valuta però che «nel resto della regione Lamezia è vista come un’isola felice nel contesto calabrese, perché ha saputo reagire secondo chi non la vive. In Sicilia è nato AddioPizzo,  la riflessione seria fatta a Palermo in quegli anni qui non si è ancora messa in moto», ma se gli associati all’Ala siano aumentati dopo 7 edizioni di Trame non viene chiarito.
    Superata l’analisi del contesto, si passa a quello delle istituzioni elette. Il Prefetto, data la commissione di accesso arrivata, non nasconde che «se non ci fossero stati i presupposti per effettuare tali verifiche non si sarebbe arrivati a questa decisione. Se forse la norma non è adeguata alle esigenze dei territori, visti i continui scioglimenti, è anche vero che pure le operazioni delle forze dell’ordine tornano ciclicamente. Il primo Comune sciolto per mafia è stato Taurianova, e la pratica l’ho curata personalmente io proprio nel 1991 insieme a Franco Musolino, da lì la Calabria è stata sommersa dagli scioglimenti. Se il voto democratico diventa cooptato, si è stravolto il sistema costituzionale: la norma chiama in causa direttamente i cittadini, prima degli eletti, se non si cambia cultura i consigli comunali si continueranno a sciogliere in tutta la Calabria».
    Bombardieri denuncia anche che «son proprio gli imprenditori che ormai si avvicinano alle cosche, non più il contrario, per diventarne riferimento o evitare altre richieste. Oggi si può reagire appena si riceve un primo avviso, non lasciare correre le cose», Curcio ricorda come «dai miei primi dibattimenti son passati diversi anni ma il clima è molto cambiato, per esempio con Medusa abbiamo colpito anche le donne dei clan. La città ha una densità criminale di tutto rispetto, con però 1 solo Procuratore, 4 sostituti e 25 dipendenti. Noi lottiamo con queste armi, con un numero maggiore potremmo fare anche meglio».
    Il futuro è così l’oggetto degli appelli finali. La Morano chiede «un serio esame di coscienza, tutti si dovrebbero chiedere cosa avrebbero potuto fare e agire di conseguenza», la Latella si rifà «ai progressi avuti nel tempo, che siano i ragazzi che lavorano per Trame o gli imprenditori che hanno denunciato in questi anni. A disposizione ci son persone che danno il massimo impegno, ma la società civile deve offrire reciproco aiuto».
    Fuori programma finale la consegna del manifesto con il logo di Trame al dirigente Borelli, che da luglio lascerà Lamezia per diventare vicario a Macerata: «6 anni fa parlavamo di 1 morto al mese e 50 intimidazioni, ora almeno abbiamo dai 5 ai 10 imprenditori che possono darci una mano e notizie di cronaca diverse. Se Lamezia avesse avuto lo stesso spirito civico di Trame, qualche altro passo in più si sarebbe fatto».

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