Possibile chiusura del Centro di Salute Mentale ex-Reventino prospettato dall’associazione San Pietro e Paolo

I soci hanno scritto ai sindaci del territorio per chiedere sostegno e maggiori risorse umane

Più informazioni su


    I soci dell’assiocazione San Pietro e Paolo scrivono ai sindaci del distretto sanitario del Reventino in merito alla possibile chiusura del Centro di Salute Mentale ex-Reventino.
    «Come a voi noto, senza molti clamori e tra mille difficoltà, questo Centro rappresenta una vera eccellenza del territorio dove operano professionisti d’alto livello e diversi volontari fortemente impegnati. Un Centro diurno che ha  saputo contribuire a migliorare la salute mentale di tantissimi utenti e alleviando i gravi disagi delle famiglie coinvolte, facendo  a volte piccoli miracoli», viene affermato nella missiva, «purtroppo parecchie attività stanno sfumando, nonostante la resistenza di dottori, volontari, pazienti e famiglie, soprattutto da quando il Centro ha dovuto ridurre le giornate d’apertura settimanali nella sua attività diurna a due giorni perché i suoi operatori sono stati incaricati a fare la spola al Centro di Salute Mentale di Lamezia Terme. Questo Centro che è l’anima del CSM, si distingue da tanti altri quale luogo d’incontro terapeutico e riabilitativo essenziale in cui utenti, familiari e medici si ritrovano fianco a fianco, a consumare assieme il pranzo, a chiacchierare, a condividere emozioni, costituendo una realtà  in cui si abbatte definitivamente ogni barriera mentale: passaggio fondamentale per ogni guarigione».
    Si lamenta inoltre che «uno degli psichiatri, che lavora da anni al Centro di Salute Mentale, non essendo ancora stato strutturato partirà  privando  lo stesso CSM di un grande professionista e i suoi pazienti di una una guida efficace ed affidabile», si chiede quindi ai sindaci del territorio di «scongiurare i rischi prospettati. Basterebbe infatti incanalare “poche risorse” per l’inserimento di personale adeguatamente formato e il mantenimento del personale già presente  per mantenere e rendere impeccabile il servizio del CSM, contribuendo a far fiorire nuove attività e laboratori di supporto alle terapie mediche.  Segnaliamo, inoltre, un’altra gravissima situazione relativa al servizio ADI con cui condividiamo la struttura del CSM. Esiste un’unica infermiera che si occupa delle visite domiciliari. Consideriamo assurdo che in sua assenza, come si sta verificando in questa calda estate, non si provveda a inserire un sostituto per garantire assistenza ai malati, soprattutto in considerazione che tra loro ci sono moltissimi anziani soli e in condizioni di disagio».

    Più informazioni su