I sindacalisti Cisl contrari allo spostamento di alcuni uffici dell’Asp da Lamezia e Girifalco a Catanzaro

Scelta contestata perché manterebbe locali in fitto aumentando i costi di spostamenti 

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    Il Segretario Aziendale FP CISL, Salvatore Arcieri, ed il Coordinatore R.S.U., Bruno Grande, contestano le direttive impartite dal direttore generale dell’Asp di Catanzaro relative all’accorpamento presso l’ex “Villa Mater Dei” di Catanzaro di alcuni uffici dislocati attualmente presso il complesso monumentale di Girifalco e  il presidio ospedaliero di Lamezia Terme.
    Per i due sindacalisti «risulta ormai chiaro e definito che il processo di smantellamento delle sedi oggetto di trasferimento ed ubicate in locali di proprietà aziendale è destinato a favorire, invece, il mantenimento di contratti di locazione con soggetti privati. E’ importante, inoltre, sottolineare che le strutture   dismesse sono state oggetto di ristrutturazione, per essere in linea con le recenti normative,  e che, quelle che si andranno ad occupare hanno subito  gli stessi interventi a spese dell’Azienda, pur non essendo sedi definitive».
    Si reputa che «i dipendenti ed gli utenti si vedranno, ancora una volta privati di servizi fruibili con facilità e senza ulteriori disagi, che invece si acuiscono per le scelte avventate di dismettere aree centrali, e ubicarli  in posizioni  prive di servizi e pertinenze (no parcheggi, no servizi pubblici ecc… ecc), ammettendo che «non ci può essere accomodamento per chi vuole il posto sotto casa, ma non possiamo condividere la logica che i servizi devono essere per atto e senza una valida utilità collocati a Catanzaro e tra l’altro in edifici non propri e  a cui è necessario pagare il giusto fitto, quando l’Azienda dispone di ampi e funzionali locali dislocati sia a Lamezia che a Girifalco (vedi padiglioni in contrada Serra, gli ex uffici amministrativi di Lamezia, l’ex Ospedale di Lamezia) in grado di soddisfare qualunque attività a costo zero ed in linea con il piano di rientro che non dovrebbe assistere ad un utilizzo di denaro pubblico improprio» perché «tale scelta  comporta non solo un aumento della spesa per la mobilità e missioni del personale, ma l’istituzione di un autoparco con ulteriore aggravio della spesa».

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