«Strumentazioni avanzate che costituirebbero il perno della innovazione e dello sviluppo dell’agroalimentare di qualità qui in Calabria fanno la muffa»

I lavoratori dei settori amministrativo e manutenzione della fondazione Terina scrivono al presidente della giunta regionale, Mario Oliverio, per avere un incontro urgente

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    I lavoratori dei settori amministrativo e manutenzione della fondazione Terina scrivono al presidente della giunta regionale, Mario Oliverio, per avere un incontro urgente denunciando nuovamente «la crisi profonda in cui versa la Fondazione Terina, unico ente di ricerca della regione, che impone infatti una presa di coscienza e provvedimenti immediati. Non si può più rimandare la soluzione di questo annoso problema: il governo regionale non può più limitarsi a dire di avere ereditato un ente allo sfascio. Dopo 3 anni non è accettabile questa indifferenza verso i lavoratori e verso uno dei laboratori più attrezzati d’Italia in materia di sicurezza e qualità agroalimentare, guarda caso in un settore chiave per l’economia calabrese».
    Secondo i dipendenti «in altre parti d’Italia e d’Europa le nostre strumentazioni avanzate costituirebbero il perno della innovazione e dello sviluppo dell’agroalimentare di qualità, qui in Calabria invece fanno la muffa, anche per colpa di burocrati e politici grigi che neanche li conoscono. Un elemento ulteriore di vergogna nazionale che non mancheremo di evidenziare con proteste fortissime  se l’esecutivo guidato da Mario Oliverio continuerà ad ignorarci».
    Si contesta che «la Regione non ha sentito  l’obbligo civile e morale, prima ancora che istituzionale, di applicare la normativa contenuta nella legge di riordino 24 del 2013 che su Terina dispone con chiarezza, tracciando un senso ben preciso. Nel frattempo l’ente di fatto è in default, gli arretrati stipendiali sono 4, le sue potenzialità sono paralizzate. E’ uno stato di cose che offende i lavoratori, la città di Lamezia Terme e un’intera regione che non può beneficiare di un autentico gioiello dell’innovazione quali sono i nostri laboratori».
    Le richieste quindi son dirette: «pagamento immediato degli stipendi, trasferimento del personale ad altri enti ,acquisizione dei beni immobili fruttiferi e dei laboratori della Fondazione da parte di altre strutture regionali, prima che le relative strumentazioni costate milioni di euro diventino obsolete. Non consentiremo più, d’ora in avanti, che alcuni burocrati  insensibili e scollati dal tessuto sociale calabrese si limitino a dire che una legge di riordino applicata per altri enti non possa invece attuarsi per la Fondazione. Il tempo del “non si può” è finito».

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