«Se ci si limita a togliere le prostitute dalla strada, non si risolve il grande dramma di queste donne»

La maggior parte delle donne che si prostiuiscono in strada sono nigeriane e bulgare.

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    «Il contrasto al fenomeno della prostituzione in strada, particolarmente evidente in alcune zone della nostra città,  richiede un gioco di squadra tra le istituzioni e le associazioni che da anni operano sul nostro territorio anzitutto per tutelare le vittime e dare loro occasioni di riscatto e liberazione». Partendo da questa constatazione, alla vigilia della giornata internazionale contro la tratta degli esseri umani, il movimento “Lamezia insieme”, rappresentato nella commissione pari opportunità del Comune da Letizia Rocca, ha sollecitato nei giorni scorsi un incontro tra la commissione e le rappresentanti di due importanti realtà della nostra città impegnate da anni nella lotta allo sfruttamento sessuale: Suor Anna Cerutti, dell’associazione Mago Merlino, e Rosanna Liotti operatrice legale dell’associazione comunità Progetto Sud. L’incontro fa seguito all’audizione nelle scorse settimane, sempre sullo stesso tema, del comandante della polizia municipale Salvatore Zucco.
    «Negli interventi delle rappresentanti di entrambe le associazioni – dichiara Letizia Rocca – trova conferma il fatto che il contrasto alla prostituzione non si può ridurre  soltanto a una questione di ordine pubblico o di repressione. Dietro il fenomeno della prostituzione, vi sono operazioni e logiche legate allo sfruttamento sessuale a alla tratta degli esseri umani, schiavitù moderna di proporzioni mondiali con a capo organizzazioni criminali che possono arrivare a guadagnare fino a 150.000 euro per ogni singola donna che viene portata in Italia. La maggior parte delle donne presenti nella nostra città sono nigeriane e bulgare. Molte di loro, dopo aver pagato ingenti somme di denaro per arrivare nel nostro Paese, con l’illusione di un lavoro onesto e di prospettive di vita migliori, arrivate qui non hanno altra alternativa alla prostituzione per saldare i debiti con i loro aguzzini, debiti che arrivano fino a 40.000 euro. Alcune di queste donne invece sanno che il loro destino nel nostro Paese sarà il marciapiede eppure, vittime di ricatti economici per i pesanti debiti e di meccanismi di ricatto psicologico, non riescono ad opporre resistenza».
    La Rocca rimarca come «nella nostra città, nel silenzio e nella discrezione che un’attività delicata di questo tipo richiede, da anni le associazioni sono in campo con vari strumenti come l’unità di contatto della Mago Merlino, che va in strada per cercare di interloquire con le donne e offrire loro un primo supporto, soprattutto per quanto riguarda le questioni sanitarie come le azioni di prevenzione e l’accompagnamento alla regolarizzazione dei documenti; le unità di contatto nei luoghi dove avvengono gli sbarchi; le consulenze per l’emersione del fenomeno che le strutture di accoglienza e le forze dell’ordine possono richiedere alle associazioni. Anche a Lamezia, le donne costrette a prostituirsi possono accedere ai sistemi di protezione, previsti dall’articolo 18 del testo unico dell’immigrazione, che consentono alle donne di beneficiare di una serie di tutele anche senza dover necessariamente denunciare i propri aguzzini. Se ci si limita a togliere le prostitute dalla strada, non si risolve il grande dramma di queste donne, che potrebbero spostarsi in altri punti del territorio o prostituirsi in casa. Da qui l’esigenza di lavorare in sinergia con le associazioni per contrastare i fenomeni di tratta e sfruttamento sessuale sul nostro territorio, pur nella consapevolezza che si tratta di un dramma molto più grande e complesso che richiede azioni a livelli più alti».

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