La dura condanna di Maria Elena Boschi ed Antonio Marziale sulle violenze familiari scoperte oggi a Gizzeria

La sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio ed il Garante per l'Infanzia delle Regione condannano le responsabilità

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    «Quella scoperta dai Carabinieri a Gizzeria è una storia di inaudita violenza e sarebbe gravissimo se, come purtroppo sembra evidente, i fatti venissero accertati nella loro atroce crudeltà. Nell’esprimere una ferma condanna, vorrei anche inviare un messaggio di vicinanza alla donna vittima dei maltrattamenti e ai suoi due bambini. Auspico, inoltre, che in nessun modo ci siano strumentalizzazioni, a tutela della famiglia coinvolta in questa terribile vicenda». Lo afferma, in una nota, la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, che ha la delega alle Pari opportunità.
    «La brutta storia portata alla luce dai carabinieri a Gizzeria Lido deve farci riflettere molto sull’importanza della società, intesa come vicini di casa, conoscenti e persone di riferimento, che pur sapendo tacciono lasciando bambini piccolissimi alla mercé del degrado e delle violenze», lamenta il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, «sapevano i servizi sociali del comune di questa situazione? Sapevano i vicini e i conoscenti di questa situazione? Sapeva la scuola di questa situazione? Se sì, cosa hanno fatto? Come mai l’arresto è scaturito da un controllo a carico dell’indagato il cui atteggiamento, valutato anche in ragione delle condizioni fatiscenti del veicolo a bordo del quale viaggiava con il figlio di 9 anni, ha insospettito gli inquirenti? E se i militi non si fossero insospettiti?»
    Il Garante si dichiara «indignato al limite della furia, perché non si può fare leva soltanto sull’intuizione degli inquirenti, e la società non può andare a dormire tranquilla la notte quando sa e non interviene. Indifferenza, sottovalutazione, superficialità e omertà sono alla base delle violenze sui piccolini e se lo Stato fosse veramente conseguente dovrebbe valutare la posizione di quanti avrebbero dovuto fare qualcosa e non hanno fatto nulla», annunciando «di avere aperto una procedura, destinata agli inquirenti, e soprattutto alla magistratura, per valutare la posizione di eventuali negligenze e negligenti. Chi sa e tace è complice. Se chi tace ha doveri istituzionali, oltre che civici, è complice e ha il dovere di risponderne alla giustizia e, magari, di cambiare mestiere».

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