I sindaci si confrontano ma senza un’indicazione precisa su cosa scegliere per una Lamezia città metropolitana

Divergenze su modi e possibilità, ma anche critiche sul mancato ruolo di traino del comprensorio da parte della città delle terme

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    Di GIANLUCA GAMBARDELLA
    Dibattito aperto, ma con confini tutt’altro che predefiniti, per l’idea di Lamezia Terme come città metropolitana includendo diverse realtà dalla costa ai rilievi montuosi, anche perché al tavolo di confronto convocato nei locali della Fondazione Terina (altra realtà cittadina in una situazione di “limbo” per la mancata adozione delle decisioni regionali) manca proprio l’amministrazione della piana, i cui organismi politici son stati destituiti alla vigilia dei 50 anni dell’unione dei tre ex comuni di Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia. I tempi, in ogni caso, saranno lunghi, quindi ci potrebbe anche essere l’opportunità che diventi tema della prossima campagna elettorale delle amministrative, anche lametine (previste nel 2019, se non nel 2020 in caso di pubblicazione del decreto di scioglimento con il nuovo anno).
    Da posizioni politiche differenti, siedono vicini anche il parlamentare Galati, che ha fatto partire il dibattito politico (trovando anche diverse divergenze di opinioni), ed il consigliere regionale Scalzo, favorevoli nell’aprire un confronto sul tema ma senza dare l’impostazione di richiesta dall’alto, ed anche i rappresentanti delle varie amministrazioni hanno punti di vista diversi: alcuni rimarcano la carenza di personale esistente; altri l’interesse su alcuni servizi condivisi tra i territori; non si nascondono le differenze orografiche con le difficoltà degli spostamenti, quelle culturali con eventuali campanilismi; incertezza legislativa sia regionale che nazionale; la possibilità di presentare progetti comuni ed unici, anche se in questa fase a parte l’idea di tavolo di lavoro mancano atti in divenire come studi, piani attuattivi, etc.
    Punto comune nel ragionamento, però, è che Lamezia in questi ultimi 20 anni non sia stato un costante motore attrattore e funzionale ottimale del territorio, nonostante procedimenti avviati ed in essere.
    In tal senso il sindaco di Falerna, Giovanni Costanzo, sottolinea che «abbiamo già lavorato insieme sul piano di zona in ambito sanitario, sull’Aro nell’ambito della raccolta dei rifiuti che si è rallentato a livello provinciale con l’Ato. Galati ha solo dato lo spunto ad un dibattito già in atto anche con la diocesi, dando una chiave di lettura diversa come quella dell’unione dei comuni o la fusione. In ogni caso è un percorso lungo, che non viene calato dall’alto ma prevede un coinvolgimento dei cittadini».
    La polemica di questi giorni è stata però l’avviare il tutto a pochi mesi dalle elezioni politiche, ma lo stesso primo cittadino non nasconde che «siamo costantemente e ciclicamente alla vigilia di elezioni, siano amministrative, regionali o politiche, quindi non è una polemica che riguarda solo questo aspetto. Con l’amministrazione comunale lametina guidata da Paolo Mascaro si era già iniziato un discorso che coinvolgesse tutto il comprensorio, quindi i sindaci orfani del sindaco di Lamezia stanno riprendendo le fila del discorso».
    Costanzo concentra poi la propria attenzione su un aspetto concreto come quello dei servizi: «la Multiservizi è di interesse di tutto il comprensorio lametino, non può essere discussa solo a Lamezia Terme dovendo dare servizi, come mission di nascita, a tutto il territorio dell’hinterland. Facendo gioco di squadra potremmo essere degni interlocutori nelle attuali dinamiche, vedono i nostri territori interfacciarsi con Cosenza e Catanzaro come città di maggiore ambito di riferimento».
    Scettico il sindaco Motta Santa Lucia, Amedeo Colacino: «preferisco più l’idea dell’unione dei comuni, rispetto alla fusione tra territori distanti e non omogenei. In carenza di personale l’unione fa la forza, ma in determinati ambiti come quello dei trasporti l’area del Savuto si trova finanziata linee per Cosenza e Catanzaro mentre il bacino naturale di riferimento dovrebbe essere Lamezia, così anche per il campo scolastico o sanitario. Credo che proponendo oggi un referendum sarebbe bocciato dalla popolazione, perché manca un confronto di base chiaro».
    Il sindaco di Maida, Salvatore Paone, accusa che «manca una legge regionale chiara che indichi l’ambito dell’unione dei Comuni, né incentivi con finanziamenti mirati. La realtà presente attuale mostra dei limiti, è il caso delle politiche sociali nell’ambito del lametino che da più territori ha mostrato dei limiti nei servizi erogati. Il dibattito credo per questo si debba concentrare su aspetti mirati e specifici che siano di interesse dei cittadini».
    Pragmaticamente l’assessore di Curinga, Salvatore Pellegrino, indica che «unione o fusione che sia, la nuova realtà dovrà avere un numero di personale adeguato: noi abbiamo una popolazione di 18.000 abitanti con soli 5 vigili urbani a disposizione, per dare un esempio di come la realtà dei servizi debba confrontarsi anche con questi aspetti».
    Sulla stessa lunghezza d’onda anche Gaspare (vicesindaco Nocera Terinese), Michele Rizzo (sindaco di Platania), Pietro Fazio (sindaco di Feroleto Antico, Pietro Putame (sindaco di San Pietro a Maida), il quale rimarca come «abbiamo 8 milioni di euro da spendere all’interno del piano di zona in ambito socio assistenziale, ma serve una cabina di regia centrale. Così come nell’ottica della gestione dei servizi deve anche trovare il personale adatto, perché non si può nascondere come Lamezia abbia sofferto e stia soffrendo anche la mancanza di efficienza di alcune figure interne all’amministrazione comunale».


    Il grido di allarme delle amministrazioni locali dovrebbe avere come interlocutori sia il Governo centrale che la Regione, aspetto che non viene sottaciuto dai due esponenti presenti.
    «Negli ultimi 4 anni circa 100 comuni hanno provveduto ad unirsi, per necessità, nel nostro caso siamo parlando di rafforzare il cuore della Calabria senza il quale la Regione affonderà», dichiara Galati, «sarà un processo lungo, che passa dai consigli comunali, dal referendum, oltre che dai primi cittadini. Per questo aspirare a diventare una realtà tra le prime 50 città italiane avrà benefici ma anche difficoltà da dover superare». 
    Alle polemiche alzate dal centrosinistra (con anche posizioni diverse tra esponenti dello stesso partito), e l’assenza di un’amministrazione eletta a guidare Lamezia Terme dopo lo scioglimento, Galati replica che «stiamo parlando di un sentimento già espresso, si tratta di un aprire un dibattito che guardi al futuro e non al passato. Stare fermi è l’idea peggiore, chi ha idee migliori le metta in campo».
    Il parlamentare si presenta però da figura uscente, ed in prossimo ormai clima elettorale non prende posizione su quale sarà la lista in cui si ricandiderà.
    Avrà invece ancora davanti circa 2 anni di attività in consiglio regionale Scalzo, il quale disimpegna la questione del comprensorio dall’ambito politico: «ci sono 3 punti da cui ripartire, ovvero le unioni dei comuni attualmente esistenti che devono funzionare meglio nella gestione dei servizi, poi capire se c’è la possibilità di passare da unione a fusione di 4 o 5 comuni, ed in ultimo interrogare i cittadini perché non si può calare tutto dall’alto».
    L’esponente regionale però precisa come «serve una legislazione regionale che metta regole precise, specie dopo la fusione dei comuni della Presila e di Corigliano – Rossano che ha rimarcato la necessità di dare chiarezza».
    Alla fine, rimane tutto nei contorni di un “io vorrei, non vorrei, ma se vuoi” di battistiana memoria.

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