Tra i 14 comuni del territorio calabrese con una concentrazione media di attività di radon superiore a 20 Bq/l figurano anche 6 prelievi effettuati nel lametino

Vi è poi il caso della sorgente di Curinga (Samboni), ritenuta nel report «quella con un livello di concentrazione di radon più alto della Regione Calabria»

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    Sono 420 i punti, georeferenziati e distribuiti su tutto il territorio regionale, nei quali sono stati eseguiti da Arpacal dei prelievi di campioni di acqua per uso domestico, dalle fonti o dalle condutture, per stimare la presenza in essi di gas radon disciolto; il tutto per conoscere, sul territorio regionale, la situazione della presenza di questo importante e nocivo gas radioattivo naturale nell’acqua, così come già si misura nei luoghi di vita e di lavoro.
    E’ questo l’obiettivo che il Laboratorio fisico “Ettore Majorana” del Dipartimento provinciale di Catanzaro dell’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria) ha inteso raggiungere con il progetto di ricerca che ha visto coinvolte anche le aziende sanitarie provinciali di Catanzaro e Vibo Valentia nonché la Sorical, società di gestione delle risorse idriche calabresi.
    La direttiva 2013/51/EURATOM del Consiglio Europeo del 22 ottobre 2013, introdotta in Italia con il decreto legislativo 28 del 2016, rende, infatti, obbligatoria la misurazione del radon nell’acqua; monitoraggio che l’Arpacal, proprio relativamente al radon disciolto in acqua, esegue già dal 2010.
    Il percorso di ricerca è stato relazionato in un Report dal titolo “Il radon nelle acque calabresi” che è consultabile da oggi sul sito web dell’Arpacal (www.arpacal.it), sostenendo che «l’esito è assolutamente incoraggiante e non lascia adito ad alcun timore di effetti nocivi sulla salute della popolazione; nonostante ciò il Report rappresenta un punto di partenza per continuare a monitorare, a fini cautelativi, la presenza di radon disciolto nell’acqua».
    Tra i 14 comuni del territorio calabrese con una concentrazione media di attività di radon superiore a 20 Bq/l figurano anche 6 prelievi effettuati nel lametino:

    1. Conflenti -Contrada San Mazzei 20,9 (incertezza del 3,1)
    2. Accaria Serrastretta Cona – Vescio piazza Mazzini 36,4 (incertezza del 5,5)
    3. Martirano Lombardo 33,9 (incertezza del 5,1)
    4. San Pietro Apostolo via Ciriè 21,2 (incertezza del 3,2)
    5. Serrastretta 26,8 (incertezza del 4)
    6. Soveria Mannelli 39,4 (incertezza del 5,9)

    Effettuati anche campionamenti sugli impianti gestiti da Sorical nel lametino, con dati però non sopra la media:

    1. Sollevamento Scinà – S P schema Vatt- Sambuco 2,6
    2. Sambiase basso S P , Schema Pozzi Sambuco 5,7
    3. Sorgente Grande Palazzo a monte dello S P . Ceramidio 6,1
    4. Serbatorio S P . Ceramidio – Schema P alazzo 4,0
    5. Sorgente Vattendirei schema Vatt- Sambuco Risorsa 1,6
    6. Fontana pubblica via Marzabotto a valle di Sambiase Basso 5,4
    7. Pozzo Acconia – Schema Pozzo 4,2
    8. Fontana Via Indipendenza a Valle dello S p Canne – Lamezia Terme 2,4
    9. Partitore Canne – Lamezia Terme 1,1
    10. Serbatio Richetti – Schema Pian del Duca 2,8

    Vi è poi il caso della sorgente di Curinga (Samboni), ritenuta nel report «quella con un livello di concentrazione di radon più alto della Regione Calabria», interessata da un programma specifico di monitoraggio. In particolare, sono stati eseguiti alcuni campionamenti simulando il prelievo del consumatore.
    Si è osservato che la concentrazione di attività di radon misurata con questa modalità di campionamento si riduceva di 15 volte rispetto alla concentrazione derivante da un corretto prelievo, passando da 1213±82 a 80±10 Bq/l.
    Nonostante ciò, di concerto con le autorità locali ed in particolare con il Sindaco del comune interessato si è proceduto alla realizzazione di un’azione di rimedio finalizzata all’abbattimento dei livelli di radon, attraverso l’inserimento nel circuito di canalizzazione dell’acqua, di una vasca di accumulo di volume opportuno che, per gravità ha consentito un buon degassamento, riportando i livelli di radioattività naturale in armonia con il dettato normativo. È stata esclusa qualsiasi tipo di soluzione alternativa a quella appena descritta, come per esempio il mix con acque provenienti da altre reti di distribuzione per mantenere le caratteristiche primordiali del prezioso fluido.
    Inoltre su questo sito è stata valutata la qualità radiometrica dell’acqua attraverso la stima della Dose Totale Indicativa (DTI) e della concentrazione di attività del Trizio (3H) verificando così i vincoli imposti dal decreto n.28/2016. Se si considera la concentrazione di radon in acqua della sorgente Samboni pari a 80±10 Bq/l e si assume un consumo giornaliero di acqua di 2 litri si può stimare la dose derivante da ingestione del radon in acqua che è pari a 0,2 mSv/anno. Ciò ha indotto a sperimentare un’azione di rimedio finalizzata alla riduzione della concentrazione di attività di radon.  

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