A 48 giorni dal voto l’analisi successiva al 4 marzo fuori dal centrodestra lametino non è univoca

Incontro di Lamezia Insieme, con Rosario Piccioni chiamato a rispondere agli input insieme ai parlamentari D'Ippolito (Movimento 5 Stelle) e Viscomi (Pd), e le candidate Villella (Pd) e Fazzari (Potere al Popolo)

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    Di GIANLUCA GAMBARDELLA
    Un incontro a più voci esterne al centrodestra per analizzare il post voto delle elezioni nazionali, arrivando in alcuni casi anche per allargare il discorso all’attuale situazione lametina in ottica del prossimo anno in cui ci saranno nuovamente elezioni (regionali, europee, amministrative e nuovamente politiche, se non si troverà la quadratura del cerchio in ottica nuovo governo). Ad organizzarlo Lamezia Insieme, con Rosario Piccioni, chiamato a rispondere agli input insieme ai parlamentari D’Ippolito (Movimento 5 Stelle) e Viscomi (Pd), e le candidate Villella (Pd) e Fazzari (Potere al Popolo).
    «Non è questa la sede per testare eventuali alleanze 5 Stelle – Pd dopo l’incarico odierno al presidente Fico», precisa subito Piccioni (e fisicamente D’Ippolito e Viscomi son seduti proprio agli opposti tra i relatori), «ma confrontarsi su quanto registrato a Lamezia. Le mie 3 chiavi di lettura consistono nella straordinaria partecipazione in termini di percentuali di voto, con 10.000 elettori in più rispetto alle elezioni 2014; politici di lungo corso come Talarico e Galati non sono stati premiati; il centrodestra dopo lo scioglimento del consiglio comunale ha ottenuto comunque un 33% che merita riflessioni», confrontando poi anche i risultati sezione per sezione rimarcando «come Furgiuele abbia basato il proprio successo nelle zone di Sambiase e dintorni», anche se il parlamentare lametino alla fine è stato eletto nell’altro collegio calabrese.
    La Villella rimarca come i dati lametini abbiano seguito quelli nazionali, «arrivano finanche ad eleggere un candidato della Lega natio lametino. Se i voti del centrodestra sono rimasti stabili nonostante lo scioglimento del consiglio comunale, quelli del centrosinistra son confluiti probabilmente sui 5 Stelle, e la nostra parte politica deve interrogarsi su cosa non abbia convinto visto che in 3 anni chi non era riuscito ad entrare in consiglio comunale fa il boom di consensi per entrare in Parlamento. Purtroppo il dibattito politico utilizza anche un linguaggio non consono all’utenza femminile, per questo i dati minori sia di votanti che di eletti tra le donne».
    Da vincitore D’Ippolito non nasconde che «questo incontro avrebbe avuto un respiro diverso se fosse avvenuto dopo la formazione del Governo, ma era un confronto necessario cui ho accettato di buon grado di partecipare. La seconda Repubblica è finita con la condanna di Dell’Utri e le ombre sul governo Berlusconi, siamo all’alba di una terza Repubblica in cui non c’è più spazio per volti noti come Galati, o Talarico e Scalzo che nonostante il cambio di collegio non hanno ottenuto abbastanza voti. Come i democratici hanno perso contatto con l’elettorato americano, il Pd l’ha fatto con quello italiano, ed entrambi hanno perso», distinguendo però l’esito personale del 2015 da quello 2018 perché «l’elettorato si è liberato dai vincoli che aveva», non nascondendo come i meccanismi tra amministrative e politiche siano diversi.
    La Fazzari etichetta come «squallida la campagna elettorale, fatta di slogan ma non di programmi sui bisogni e richieste delle persone. Parlando tra le gente si sentiva il bisogno di discutere di lavoro, sanità, ed altri aspetti e non principalmente di sicurezza». Anche la rappresentante di Potere al Popolo se la prende così con le scelte dell’elettorato perché «questi risultati, con i voti alla Lega, non possono essere stati liberi, ed è ancora più preoccupante dirlo a 2 giorni dal 25 aprile».
    Unico non lametino tra gli interventi, Viscomi rimarca che «territorio per territorio ci sono state dinamiche diverse ed anche strane. Entrando a Lamezia ho sempre avuto la sensazione di una città ripiegata su sé stessa e depressa dopo il terzo scioglimento del consiglio comunale, ma la vittoria dei 5 Stelle non è nel reddito di cittadinanza promesso, perché ho visto votare loro anche professionisti e medici. Si è vaporizzato il peso dei sindaci, il voto non è stato ideologico ma in libera uscita perché si cercava una visione ed una speranza. Se tutti si era d’accordo di voler cambiare le cose, il problema è il come: era difficile capirlo in bipolarismo, è più complesso ora nel sistema a 3 poli che rievoca una Prima Repubblica. Il Pd da par suo deve capire se vuole riconquistare il partito o l’elettorato, che son prospettive diverse: da un lato i meglio soli e perdenti, dall’altro insieme e vincenti».
    Ultimo appunto quello della comunicazione: «penso che Facebook sia una cloaca, specie in campagna elettorale, ma i programmi devono essere condivisi a partire dai singoli circoli per arrivare ad ogni elettore e cittadino anche fuori dalle elezioni».

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