Zona Franca, divergenze tra moglie e marito, ma anche con la madre di lui, emergono tra le conversazioni registrate all’interno del carcere

Discussioni sui soldi da riscuotere, sulle perquisizioni domiciliari, ma anche sull'ipotesi di spacciare dalla propria cella

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    Divergenze tra moglie e marito, ma anche con la madre di lui, emergono tra le conversazioni registrate all’interno del carcere a giugno con protagonisti Naiden Fiorenza e Clara Notarianni. Negli stralci citati nell’ordinanza dell’operazione Zona Franca emerge il “passaggio di consegne” da Fiorenza alla moglie, rimproverata però di aver venduto a sua sorella ad un prezzo troppo basso 4 panetti di hashish. «Devi dire che visto che sei mia sorella, a 150 euro, non a 100. A 100 grazie, quelli ora si sono fatti 250 sopra» ammonisce il marito, ipotizzando una plusvalenza sull’eventuale rivendita della droga, contestando che 100 euro fosse il prezzo con cui lui stesso aveva acquistato l’hashish all’ingrosso prima di rivenderlo.
    Altro passaggio è quando la moglie rimprovera al marito di essere dedito a consumare crack, avendo visto il video dei narghilè sul cellulare sequestrato dai carabinieri, in merito al quale Fiorenza precisa che «io non faccio bottiglie, io con le bottiglie ci faccio tutti i soldi», rassicurando così la consorte che non vede di buon occhio il consumo delle sostanze stupefacenti che loro stessi commerciano.
    Gli scambi tra i due coniugi registrati vertono principalmente sui soldi che la moglie dovrebbe riscuotere per conto del marito (attività cui si era rifiutata di assolvere la madre di lui, ribadendo il diniego anche nelle conversazioni registrate in carcere), il quale vorrebbe che i 1.600 euro venissero versati sul proprio conto per le spese in carcere, trovando in prima battuta la diffidenza della moglie che richiede invece di avere a disposizione tali somme per le esigenze familiari e della figlia, facendo affidamento sul gratuito patrocinio per saldare la parcella dell’avvocato incaricato per la difesa dell’uomo.
    La moglie nel corso degli incontri aggiorna il marito sull’esito delle varie riscossioni, ammettendo anche qualche incomprensione come la richiesta di soldi a chi aveva già saldato il proprio debito. Altro aspetto di controversie è quello del “libro mastro”, di cui alcune parti sono state fatte sparire dalla donna prima della seconda perquisizione domiciliare, insieme a 2 dosi di marijuana destinata allo spaccio, ambito su cui la moglie ha più di una contestazione da esprimere al marito, secondo gli inquirenti anche alla luce della propria provenienza familiare. «Sei un bacchettone! Tieni telefoni, quaderni…ora che ci facevano quei quaderni sopra?» lamenta la donna, con il marito accusato così di aver lasciato troppe tracce delle proprie attività illecite, aspetto che lo stesso ammette sentenziando «non esco più di galera».
    In merito alla perquisizione Fiorenza lamenta alla madre di non aver avvertito prontamente l’avvocato, generando così un rimbalzo di responsabilità tra le due donne (madre: eeh io che ne so; moglie: gliel’ho detto pure io all’avvocatessa; madre: c’era lei a casa tua), e trasalendo alla notizia che il verbale sia stato firmato dalla genitrice senza verificare la correttezza di quanto messo per iscritto dai carabinieri (nodo del contendere un quantitativo di marijuana secondo il verbale già diviso in dosi, secondo l’uomo invece ancora integro, distinguendo così tra l’uso per spaccio e quello personale). Da qui aumenta il risentimento di Fiorenza nei confronti degli uomini dell’Arma.
    La vita in carcere non pare abbia fatto perdere “il fiuto del business” all’uomo, che ipotizza alla moglie la possibilità di nascondere all’interno di pacchi di merendine quantitativi di droga da poter poi spacciare dalla propria cella, evenienza su cui la donna ha più di una reticenza.
    g.g.

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