«E che mi facevo venire a prendere alle cinque del mattino a casa per farmi mettere i ferri. Ma stai scherzando?»

Alle 1.16 del 5 giugno 2017 parte di Pianopoli si era svegliata a causa di un ordigno fatto esplodere nelle immediate vicinanze della stazione dei carabinieri

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    Alle 1.16 del 5 giugno 2017 parte di Pianopoli si era svegliata a causa di un ordigno fatto esplodere nelle immediate vicinanze del cancello di ingresso degli alloggi di servizio della stazione dei carabinieri, ala dove risiedono il comandante ed il sottoufficiale in sottordine.
    Il “messaggio” era stato fatto recapitare da Naide Fiorenza tramite Ottavio Stranieri, e lo stesso uomo nato in Bulgaria ne discute con la moglie nei colloqui avuti in carcere finiti all’interno della documentazione dell’operazione Zona Franca. Il chiarimento avuto il 15 giugno verte sull’assenza da casa durata una settimana da parte dell’uomo dopo l’avvenuto avvertimento alla stazione, con Fiorenza a giustificarsi: «E che mi facevo venire a prendere alle cinque del mattino a casa per farmi mettere i ferri. Ma stai scherzando?»
    Dal colloquio avuto il 26 giugno madre e moglie di Fiorenza comunicano allo stesso che a Pianopoli si starebbe già spargendo la voce che sia stato lui il mandante dell’ordigno fatto esplodere nei pressi della stazione dei carabinieri, mentre come esecutore materiale il 6 novembre veniva individuato Stranieri, riconosciuto dalle immagini della videosorveglianza e già noto alle forze dell’ordine stesse. Raccogliendo infatti le testimonianze di cittadini residenti in zona, i carabinieri hanno ricostruito il tragitto effettuato da Stranieri dopo l’intimidazione, modificato rispetto all’intento iniziale poiché incrociando alcuni avventori usciti da un bar avrebbe timore di essere riconosciuto.
    Lo stesso stranieri, il 22 settembre, confessa ai carabinieri che «la bomba vicino alla caserma è stata da me ivi collocata e fatta esplodere. Per fare ciò ho ricevuto un compenso pari a 500 euro. Non vi posso dire chi mi ha dato i soldi né la motivazione del gesto», confidando anche di essersi già disfatto degli indumenti indossati quella notte per non essere identificato.
    Secondo i carabinieri obiettivo dell’intimidazione orchestrata da Fiorenza e Stranieri era il luogotenente Carchidi, poiché «nel corso degli anni, in diverse circostanze, aveva indirizzato la propria azione repressiva proprio nei loro riguardi, nonché di altri soggetti a loro collegati», ipotesi suffragata anche dai toni usati in vari discorsi dai due indagati nelle intercettazioni contro il militare dell’Arma.

    g.g.

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