«Nel 2017 ci sono stati 92 cinghiali abbattuti e risultati positivi alla tubercolosi, e nulla esclude anche ad altre epizozie, ponendo interrogativi e forti preoccupazioni»

Permangono per Coldiretti una serie di inadempimenti 

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    I cinghiali abbattuti in caccia collettiva nella stagione venatoria di riferimento 2013/14 ammontano a 13500 capi per il 2014/15, e 2015/16 gli abbattimenti  sono similari. Nella stagione 2016/17, quando la presenza dei cinghiali è in costante aumento,  gli abbattimenti risultano pari a 6059 capi con 560 squadre (una media di 10,81 capi a squadra) che praticano la caccia al cinghiale su una superficie complessiva assegnata di circa 280.000mila ettari (500 ettari a squadra). «E’ palese – commenta Molinaro presidente di Coldiretti Calabria – che la riduzione del 55% di capi abbattuti nell’ultima stagione venatoria rispetto alle precedenti va in contrasto con l’aumentare dei danni agli agricoltori. Anche i dati dei servizi veterinari  che hanno certificato che nel 2017 ci sono stati 92 cinghiali abbattuti e risultati positivi alla tubercolosi, ordinandone la distruzione e nulla esclude anche ad altre epizozie, pongono interrogativi e forti preoccupazioni».
    Permangono per Coldiretti una serie di inadempimenti quali:  ritardi nella revisione dei territori vocati al cinghiale,  la stima non completa della popolazione della specie che insiste sui rispettivi territori attraverso i censimenti, i Piani di Contenimento in particolare nelle aree dei parchi che non ci sono,  l’assegnazione dell’area alle squadre da parte delle ATC che non prevede la rotazione annuale obbligatoria ed altro.
    La certificazione di tutto questo, secondo Coldiretti, è riportata nelle stesse motivazioni del Decreto Dirigenziale n°2780 del 03/4/2018: «Ritenuto necessario approvare il piano di selezione del cinghiale nella Regione Calabria  in quanto  negli ultimi anni si è assistito ad un notevole aumento della popolazione dell’ungulato che ha provocato degli squilibri notevoli nell’ecosistema agro-silvo-pastorale del territorio regionale, causando tensioni tra le diverse categorie sociali interessate, come i cacciatori e gli agricoltori; Rilevato che tale emergenza sta provocando un aumento indiscriminato delle richieste di risarcimento danni da cinghiali soprattutto nelle zone non vocate alla specie, con una conseguente lievitazione delle spese di liquidazione dei danni che la Regione è tenuta a pagare, nonché per i pericoli di incolumità pubblica per la sicurezza degli operatori economici e della cittadinanza».
    «Penso che non ci sia altro da aggiungere – conclude Molinaro – è ormai un quadro chiaro che continua a convalidare la necessità non rinviabile di un Piano Straordinario di abbattimento dei cinghiali coinvolgendo gli Enti Parco a partire prioritariamente da aree con criticità storiche quali quelle del catanzarese e vibonese».  

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