Luigi Berlingeri morto per aver cercato di sedare gli animi all’interno di una rissa scattata per un quad il cui passaggio era ritenuto troppo rumoroso (VIDEO)

Salvatore Amato, rom di 31 anni residente a Scordovillo, è stato individuato come esecutore dell'omicidio con il concorso del fratello

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    di GIANLUCA GAMBARDELLA
    Morto per aver cercato di sedare gli animi all’interno di una rissa scattata per un quad il cui passaggio era ritenuto troppo rumoroso. Questo è il futile motivo che ha portato alla morte Luigi Berlingieri all’interno del campo rom di Scordovillo. Salvatore Amato, rom di 31 anni residente a Scordovillo, è stato individuato dal personale della Squadra mobile di Catanzaro e del Commissariato lametino come l’uomo che avrebbe sparato con un fucile detenuto illegalmente, ed ora è accusato di omicidio, porto abusivo di arma e ricettazione della stessa arma.
    Caso risolto in poco più di 24 ore, grazie all’incessante lavoro degli uomini della squadra mobile coordinati da Angelo Paduano e Costantino Belvedere, e dagli agenti del commissariato del dirigente Marco Chiacchera, con prossimamente “cambio della guardia” proprio tra Chiacchiera (destinato alla mobile di Catanzaro) e Paduano (che sarà reggente a Lamezia, dove già prestò servizio).
    «Le attività investigative si sono volte in un contesto di una cortina impenetrabile di silenzio, con sforzi investigativi non indifferenti», precisa il Procuratore Salvatore Curcio, «il tutto è scaturito da un litigio che ha coinvolto una ventina di persone, concluso con l’omicidio di Berlingieri, che era accorso per sedare gli animi, tramite fucile calibro 12 caricato a pallettoni detenuto illegalmente all’interno di una cavità di albero. Sono stati movimentati 18 pallettoni, 2 son andati a segno, ma è chiaro che le conseguenze potevano essere anche di un omicidio plurimo. Constato ciò lo stesso Salvatore Amato, insieme al fratello Massimo anche esso coinvolto, si era dato alla fuga, ma ieri è stato rintracciato a casa della zia a Ciampa di Cavallo. L’interrogatorio è durato fino a dopo le 19, nel quale l’indagato ha parzialmente ammesso le proprie colpe. Successivo è stato così il decreto di fermo, stamane sarà deposita la richiesta di convalida del fermo».
    Date le operazioni contro la criminalità organizzata ci potrebbe essere il pericolo che la comunità rom cerchi di prendere il posto in attività illecite di maggiore livello rispetto a quelle già attualmente segnalate (spaccio di droga, furti, cavallo di ritorno, etc), ma Curcio non reputa imminente tale problema: «rispetto all’alto Ionio cosentino, dove ad un certo punto la locale è stata spostata da Corigliano a Cassano per mancanza di manovalanza, la situazione a Lamezia e Catanzaro è diversa: l’affiliazione dei rom alla ndrangheta ancora non è un fenomeno continuo. In questo momento non crediamo che questo si stia verificando».
    Dato il riassunto del Procuratore, il Questore Amalia Di Ruocco non nasconde che «il territorio ci sta dando molto lavoro, ma le forze dell’ordine stanno riuscendo a dare risposte celeri. È un valore aggiunto», salutando così l’ex capo della squadra mobile di Catanzaro, De Santis, ed ufficializzando il cambio con Chiacchiera «testimonianza che anche in terra di Calabria riusciamo ad avere professionalità valide».
    Proprio il dirigente uscente del commissariato, Chiacchiera, si trova ad effettuare un intervento di saluto partendo dall’ultima indagine: «nonostante la vicinanza, c’è una grave difficoltà a superare quel muro di silenzio che ha dimostrato la comunità rom. Anche per questo ringrazio tutti gli uomini di questo commissariato e della squadra mobile, in una sorta di passaggio di consegne che ha dimostrato nuovamente la coralità dell’azione messa in campo. Non abbiamo avuto solo la difficoltà di individuare il responsabile, mancando la possibilità di ricostruire la vicenda non avendo a disposizione audio o video se non chiedere direttamente ai presenti. Anche in questo caso diamo una risposta di sicurezza alla città».

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