Dissesto al Comune per la situazione della Multiservizi, Bevivino reputa non ci sia rischio

L'amministratore unico della società partecipata richiama ai propri doveri i soci ma senza forzare soluzioni non richieste 

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    Nell’attuale clima di scarsa comunicazione vigente nel Comune di Lamezia Terme, prova a fare chiarezza l’amministratore unico della Multiservizi, Bevivino, dichiarando che «il bilancio di esercizio 2018 della Lamezia Multiservizi spa, redatto secondo gli attuali principi contabili e di prudenza, si chiude con una forte perdita ciò per una pesante situazione pregressa. La società ha intrapreso responsabilmente e tempestivamente, anche nell’interesse dei soci, un percorso di risanamento, per ora con successo, essendo stata ammessa alla procedura di concordato preventivo in continuità dal Tribunale di Lamezia. La ricaduta della situazione presente e futura della società sui soci sotto il profilo di impegni finanziari a qualsiasi titolo di quest’ultimi a favore della stessa è praticamente uguale a zero perché, come si dirà anche in seguito, Multiservizi non ha ricevuto ne è previsto che riceva nell’attuazione del piano industriale quinquennale alcun sostegno finanziario né in capitale né di altro genere». In realtà lo stesso Bevivino lo scorso anno aveva proposto una ricapitalizzazione negata dal commissario Fusaro in funzione del Comune. 
    «L’unico obbligo che hanno i soci, e che comunque avrebbero anche a prescindere dalla Multiservizi, è di effettuare i pagamenti dei corrispettivi a fronte di servizi resi. Competerebbe anche ai soci il diritto-dovere di interrogarsi e decidere sul futuro della società, sulle strategie e sull’impatto che essa può avere in senso negativo o positivo sul tessuto socio-economico a secondo delle scelte che saranno effettuate», valuta l’amministratore unico, e sulla questione dell’eventuale accantonamento nel bilancio preventivo del Comune di Lamezia delle perdite 2018 registrate dalla Multiservizi sostiene che «il recente orientamento della Corte dei Conti, vedi ad esempio il parere della stessa nell’adunanza del 3 giugno 2019, fornisce elementi chiari e più che sufficienti affinché l’Amministrazione del Comune di Lamezia possa già decidere serenamente e responsabilmente nel senso di non effettuare alcun accantonamento», anche se nella relazione al bilancio consuntivo 2018 ancora non approvato il Comuna mette da parte oltre 2 milioni di euro per le perdite delle varie partecipate. 
    «Il D.L. 175/2016, prevede all’art.21 l’obbligo per gli enti locali di effettuare questo benedetto accantonamento in conseguenza delle perdite registrate dalle spa partecipate», spiega Bevivino, «questo obbligo non deriva dal diritto societario che non prevede che i soci debbano coprire le perdite delle società partecipate. È superfluo ripetere che gli azionisti di una Spa corrono al massimo il rischio di perdere il capitale investito e qualora abbiano rilasciato garanzie a terzi di essere esposti in aggiunta al capitale investito. L’obbligo di accantonamento previsto dalla legge troverebbe invece la sua motivazione nel fatto che in condizioni normali il socio pubblico potrebbe essere chiamato in assemblea a ripianare le perdite senza di fatto, come avvenuto in molti casi, potersi sottrarre in quanto sarebbero in gioco la continuità della società e l’erogazione di servizi essenziali. Si tratta da una parte di un principio di prevenzione e prudenza e dall’altra di una misura per responsabilizzare gli azionisti pubblici che di solito controllano poco e tendono a passare la palla agli amministratori successivi».
    La Lamezia Multiservizi si trova secondo l’amministratore unico «invece in una situazione non di ordinaria amministrazione, direi che possa essere definita particolare, anche per l’importanza che riveste per quanto riguarda il profilo socio-economico. Il socio di riferimento Comune di Lamezia ha già dichiarato in modo inequivocabile la non volontà di coprire perdite, capitalizzare la società, mettere dentro soldi a qualsiasi titolo. Lo ha fatto con più atti ed in modo solenne in occasione dell’assemblea per l’approvazione del bilancio 2017, quando la società già si trovava nella fattispecie di cui all’art 2446 del c. c.  Nel piano di risanamento di cui alla procedura di concordato non è previsto a nessun titolo il sostegno finanziario degli azionisti bensì il ritorno della società in bonis con le proprie forze potendo usufruire di uno strumento di legge grazie anche alla valutata credibilità di quanto prospettato agli organi della procedura di concordato. Nella malaugurata ipotesi che il concordato non dovesse andare a buon fine e la società dovesse essere commissariata e fallire i soci non metterebbero un euro al massimo perderebbero il capitale residuo». 
    Bevivino si interroga: «gli amministratori di società di diritto privato/ di enti pubblici in base a quali criteri apposterebbero degli accantonamenti nei propri bilanci preventivi o consuntivi a fronte di eventi negativi che matematicamente non si possono verificare? Gli amministratori pubblici non rischierebbero azioni di responsabilità da parte di terzi o addirittura da parte dei cittadini se per eccesso di prudenza o di una bassa propensione all’assunzione di responsabilità dovessero, con un accantonamento ingiustificato, provocare il dissesto dell’ente?».
    Ad ogni modo tra qualche mese il problema dovrebbe essere della nuova amministrazione comunale. 

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