Dopo 6 mesi di amministrazione Mascaro i refrain con il passato consiglio rimangono ricorsivi

L'appoggio annunciato da Franceco Ruberto non è una novità nella sala consiliare

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    Di GIANLUCA GAMBARDELLA
    Son passati 6 mesi dal primo turno delle elezioni amministrative che hanno portato Paolo Mascaro a salire sulla poltrona di primo cittadino lametino, tramite il ballottaggio del 14 giugno, ma politicamente le anomalie del consiglio comunale della città della piana ripercuotono aspetti già visti nei mandati precedenti (che rimangono “trend topic” del dibattito politico cittadino ogni volta che si ci trova a dover parlare di numeri e gestione amministrativa).
    Su 24 consiglieri esistono 16 gruppi consiliari, ma da questa mattina i consiglieri di maggioranza son passati da 15 a potenziali “15+1”: la dichiarazione in occasione della votazione dell’assestamento di bilancio di Francesco Ruberto è stata infatti di “apertura” verso le proposte dei consiglieri a lui di fronte, rimanendo però a sedere nei banchi alla sinistra del tavolo di presidenza e distinguendo tra la sua appartenenza come gruppo consiliare da quella politica.
    Il più giovane dei due Ruberto in aula, infatti, dopo aver appoggiato il “pari cognome” Pasqualino al primo turno non aveva nascosto il proprio sostegno in fase di ballottaggio nei confronti di Mascaro nello “spareggio” con Sonni. Mesi dopo l’attuale consigliere anche provinciale (unico riconfermato tra gli uscenti) appoggiava il nuovo corso politico di Galati: mentre il parlamentare però abbandonava il gruppo di Forza Italia per passare nell’Ala di Verdini, l’esponente lametino ne seguiva il progetto ma “a debita distanza”, non aderendo come gli altri consiglieri al nuovo gruppo consiliare Calabria Al Centro nei banchi di maggioranza. Oggi poi la “presa di vicinanza” che non è valsa però il cambio di versante in aula, facendo così rivivere un copione già visto nella passata amministrazione comunale (ovvero consiglieri che sedendo tra i banchi della minoranza facevano passare le proposte dell’amministrazione comunale in difformità dal resto dello schieramento), in cui però l’allora sindaco Gianni Speranza non poteva avere questi numeri solidi nella propria maggioranza: Mascaro potrebbe contare su 16 consiglieri in appoggio ed 8 in opposizione, numeri che il vendoliano ha faticato ad avere più volte anche quando il numero di eletti era in totale di 30.
    Se nei 10 anni di amministrazione Speranza ha dovuto però avere a che fare con un “partner bizzoso” come il Pd, per l’ex presidente della Vigor Lamezia eccezion fatta per il primo consiglio (fiume per trovare un presidente del consiglio comunale condiviso, con una maggioranza non coesa su nessun nome se non alla fine “l’outsider” De Sarro, giovane ma consigliere più eletto al primo turno) la strada è stata fino ad ora ben diversa. Anche la non inclusione dell’Udc in giunta sembrava passata quasi senza colpo ferire, con un fronte compatto a difesa della linea Mascaro che coeso è rimasto fino alle ultime sedute.
    A metà novembre poi un primo campanello d’allarme: la diversa gestione dei lavori di questa amministrazione (sindaco che risponde in prima persona su tutte le pratiche, con rare eccezioni come gli strumenti finanziari relazionati dalla Puteri o altri casi isolati) rispetto alla precedente (ogni assessore rispondeva a seconda della delega ricevuta, con sindaco ad intervenire solo in casi specifici o assenza di “delegato titolare” nella seduta) ha trovato qualche malumore sia su un fronte che sull’altro.
    Oggi poi i dissidi interni a Cac: Muraca che critica su alcuni organi di stampa l’assessore Cardamone (anch’esso “galatiano”), il resto del gruppo che difende il proprio rappresentante in giunta, con nodo del contendere la manutenzione stradale (ad inizio mese è stato stabilito il budget per l’accordo quadro realtivo al 2016 in 380.000 euro) in un determinato quartiere, con lamentele “localistiche” che erano emerse anche da altri movimenti e partiti in precedenza per altre zone. Altro “refrain” che mutata l’amministrazione rimane costante dalla precedente gestione, anche se il piano di riequilibrio in atto e tutti i relativi vincoli da rispettare richiederebbero “idee e soluzioni nuove” e non “situazioni fotocopiate” (ma neanche scannerizzate, visto che le amministrazioni pubbliche da anni ormai dovrebbero aver preso la via del “paper free”), con magari anche meno discussioni slegate dalle competenze comunali.

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