Don Giacomo Panizza terzo ospite di Indovina chi viene in classe?

Interviste in classe nella III A dell’Istituto Comprensivo Nicotera/Costabile

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    L’ospite della III A dell’Istituto Comprensivo Nicotera/Costabile, per il terzo appuntamento del progetto Indovina chi viene in classe?  è Don Giacomo Panizza, il prete che ha sfidato la ‘ndrangheta. 
    La prima domanda proviene da Ilaria: «Ci può raccontare quando e come è nata la decisione di lasciare il suo paese natale per venire a Lamezia? Sente nostalgia del suo paese? Ci torna ogni tanto?»
    «Io ho nostalgia, nostalgia del mio paese, ma conosco due tipi di nostalgie: una negativa che ti fa stare male, una che ti fa dire sì», risponde Panizza, «ma guarda com’è stato bello: sono venuto qua per fare delle cose insieme a dei giovani che stavano in carrozzina, per costruire delle cose che a loro servivano. Erano tutti molto giovani, il più anziano ero io che avevo 28 anni. Non io per loro, ma io con loro. Come i vostri insegnanti, non potrebbero fare scuola senza di voi, io avevo bisogno di loro. Da lì è partito tutto». 
    Francesca: «Lei si occupa da sempre di disabilità. Possiamo chiederle cosa l’ha spinta, quali sono stati i suoi primi passi, insomma come e quando ha iniziato?» 
    Panizza spiega che «nel 1975 io ho iniziato ad occuparmi di disabilità. La scuola non era ancora attrezzata, quindi ho insegnato ai ragazzi disabili che mi venivano affidati a leggere e a scrivere, di pomeriggio. E ho usato parole ed esempi adatti alla loro condizione e alla loro età per insegnare la matematica e l’italiano. Insieme, sempre in gruppo. Insegnavo loro a fare delle cose per sé, ma anche per gli altri, per farli crescere. Così si capiva che la scuola non è solo”per te”, ma  è per te che devi diventare padre  madre, per te che devi diventare insegnante o politica, responsabilità. La scuola era mescolata a questi pensieri e i pensieri erano mescolati alla scuola».
    Natale: «Ci può spiegare in sintesi come è strutturata la Comunità Progetto Sud? Quali attività vi si svolgono? Quante sedi ha?»
    «La comunità progetto Sud si occupa delle disabilità. E le sedi sono tante, io sono il presidente e abbiamo circa 200 dipendenti. Insegno anche all’Università nel corso di Laurea in Servizi Sociali, in cui insegno delle pratiche di lavoro sociale: non si lavora sul muro o sul legno si lavora con le persone, io lavoro con qualcuno.  Giro anche per l’Italia e aiuto le associazioni e le cooperative a nascere», ricorda Panizza, «svolgiamo attività con chi è disabile, con chi viene maltrattato, con chi non ha una casa. Altri fanno attività con noi, ma poi rientrano alla sera nelle loro case. Ad altri diamo la possibilità di andare a vivere da soli, per provare a diventare indipendenti». 

    Tra le altre domande:

    • Aurora: «Sappiamo che durante il suo cammino e impegno sociale lei si è scontrato e si scontra con la ‘ndrangheta, da cui ha ricevuto e riceve molte minacce. Dove trova ogni giorno la forza e il coraggio per resistere e sfidarla?»
    • Pietro: «Io volevo chiederle innanzitutto se nella comunità progetto Sud lavorano anche dei volontari e di che età, e poi che uso fa dei social, a livello personale e come comunità, cosa pensa in generale dei social e come giudica tutte quelle persone che li usano per sfogare il loro odio, i cosiddetti haters»
    • Melissa: «Lei è anche uno scrittore, ci può dire qual è il libro a cui è più affezionato e perché?»
    • Alessia: «Sappiamo che lei ha anche un figlio adottivo. Ce ne parla? Cosa vuol dire per lei essere padre nel senso non religioso del termine?»
    • Giusy: «Se lei potesse tornare indietro nel tempo rifarebbe esattamente tutto quello che ha fatto o c’è qualcosa che cambierebbe? Le è mai venuta meno la forza o qualche volta ha pensato di mollare?»

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