Escursione cittadina nel centro storico fino al Castello tra potenzialità e degrado curata dal Progetto Gedeone 2.0 foto

Si propone la valorizzazione dei beni culturali passando per l'inclusione sociale

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Tappa lametina del Festival delle Erranze e della Filoxenia 2020 che sabato ha visto anche un escursione cittadina curata dal Progetto Gedeone 2.0 dell’Associazione comunità di volontariato SS. Pietro e Paolo.

I camminatori si sono dati appuntamento a piazza Stocco per proseguire lungo il fiume Canne, visitando scorci e vicoli che in pochi conoscono. Misurazione della febbre, mascherine e distanza di sicurezza, non hanno impedito al piccolo gruppo di visitatori, tra cui anche alcuni turisti, di godere di uno splendido sole e di esplorare.

La narrazione non è stata convenzionale, si è spaziato dalle più conosciute nozioni storiche, ai miti, alle tradizioni popolari e si sono anche approfondite vicende spesso ignorate: sotto la statua di Federico II, ad esempio, si è parlato del ruolo di scienziato del Re, autore di uno dei più antichi trattati ornitologici.

“L’attuale pensiero europeo passa per i calabresi, in passato eravamo il centro del Mediterraneo, l’ombelico del mondo, è una storia poco conosciuta”, ha affermato Antonio Mangiafave, presidente dell’Associazione nonché guida del percorso.

Si passa per il quartiere su cui spicca la targa “Il Timpone, già Judeca” e si ascolta la testimonianza dell’architetto Giuliana De Fazio nella chiesa di Sant’Agazio che da 20 anni ha il compito di restaurare, raccontandone le origini.

Oltrepassato un ponticello di legno e querce secolari si viene a trattare di temi più alti, di religione, di grandi pensatori, di Gioacchino da Fiore.

Bottiglie di birra e lattine, il ponte del vico “Conciapelle”, famoso per l’antica arte, un tempo illuminato persino con l’energia solare, ora è lasciato nell’incuria, tra rovi e inciviltà. Eppure basterebbe poco, perché tra la Cattedrale e il Castello di Lamezia s’apre un mondo di storia e ricordi. Visibili ancora due canestri nel cortile del palazzo dell’ex- Avviamento. La ruggine fa contrasto col verde circostante, fichi, vigna, noci, paperelle e anatre, pomodori selvatici. Un mix di profumi: della natura, di sughi e peperoni arrostiti. Scendendo si vede un bel mosaico con le sirene e una barca all’ingresso, omaggio a chi è arrivato da terre lontane. Lasciata sola l’imbarcazione, tra cicche di sigarette e vetri rotti.

“Costruire contenitori è semplice” ha spiegato Antonio Mangiafave “il problema è poi riempirli, rimangono vuoti, ci stiamo proponendo indicando la strada della valorizzazione dei beni culturali passando per l’inclusione sociale, viceversa miriamo all’inclusione sociale attraverso la valorizzazione dei beni culturali. Possono essere cose che camminano a braccetto. Una vecchietta, ad esempio, potrebbe fare da guardiana di un luogo d’interesse, così anche da interagire con la comunità, sentendosi utile, non sentendosi più sola, contrastando la depressione”.

Dopo aver visitato gli antichi mulini, la fontana dei preti e San Teodoro, si giunge ai piedi del castello. L’edificio, sempre un antico mulino, appositamente restaurato ai fini turistici e dedicato ad Adele Bruno, resta nel completo abbandono. Alzando gli occhi, dall’altra parte della strada, il castello normanno-svevo: domina la città ma è ancora dormiente. Sono pochi gli stessi lametini che hanno avuto la fortuna di poterlo ammirare.

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