Il diadema del tesoro di Sant’Eufemia rinasce in 3D nel lavoro di un team di ricercatori

Esempio di digitalizzazione di reperti non direttamente fruibili

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Un team di ricercatori indipendenti ha aperto la strada per la fruizione di uno dei pezzi più evocativi della collezione del Tesoro di Sant’Eufemia, attualmente conservato presso il British Museum di Londra, ente cui è stato ceduto dagli allora proprietari verso la fine dell’Ottocento: la ricostruzione digitale del diadema è stata possibile grazie alla sperimentazione di un approccio basato esclusivamente sull’impiego delle fonti indirette, coincidenti con immagini di archivio.

Di recente pubblicato quale articolo di copertina dalla rivista di settore Archeomatica, l’articolo scientifico “Il tesoro di Sant’Eufemia rinasce in 3d – Esempio di digitalizzazione di reperti non direttamente fruibili” illustra nel dettaglio il risultato dell’attività coordinata da tre ricercatori indipendenti: l’arch. Francesco La Trofa, consulente e divulgatore delle tecnologie 3D, l’arch. Gabriele Simonetta, designer esperto in modellazione 3D e la dott.ssa Felicia Villella diagnosta da sempre attiva nel settore dei beni culturali calabresi, nel cui contesto rientra il tesoro di Sant’Eufemia.

“L’obiettivo del lavoro – spiega il team di ricerca – consiste nell’individuazione di un metodo che consenta di lavorare indirettamente sui reperti, sfruttando in prevalenza le immagini fotografiche già disponibili. La pipeline di lavoro comprende in gran prevalenza tecniche di elaborazione tridimensionale già utilizzate in altri ambiti. Si tratta di una complessità multidisciplinare finalizzata a semplificare sia tecnologicamente che economicamente la creazione di asset che potrebbero garantire ai musei molte nuove possibilità di studio e fruizione dei reperti”.

Secondo quanto pubblicato su Archeomatica: “Gli strumenti digitali consentono infatti di ripensare radicalmente i modelli di fruizione museali, grazie alla possibilità di arricchire le collezioni degli istituti della cultura e generare nuove esperienze per il pubblico”.

Il metodo di digitalizzazione 3D basato sulle fonti indirette proposto dalla ricerca si pone quindi in continuità con le tecnologie 3D più consolidate, ai fini di estendere la gamma di soluzioni a disposizione dei musei per creare nuove collezioni virtuali.

Oltre ad affinare i processi relativi al caso pilota del diadema del Tesoro di Sant’Eufemia, il team di ricerca sta valutando nuove opportunità per estendere l’applicazione del metodo ad intere collezioni, con un approccio di gestione del modello 3D capace di supportare soluzioni innovative nell’ambito della musealizzazione dei reperti.

Una volta ottenuto il modello 3D, la versatilità del digitale consente inoltre di utilizzare molte tecniche di riproduzione, che vanno dal rendering di immagini e video fotorealistici fino alle esperienze immersive in realtà virtuale e in realtà aumentata. Attraverso la stampa 3D del reperto digitale è inoltre possibile abilitare nuove soluzioni di allestimento ed esperienze inclusive con i modelli tattili.

Il digitale non va pertanto inteso come un fine, ma come lo strumento capace di dare luogo ad un’ampia gamma di strategie di valorizzazione museale, grazie alla sua intrinseca capacità di creare, simulare e rendere fruibile a tutti ciò che fisicamente non esiste.

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