Riaprono per un fine settimana alcune porte dell’ex carcere di Lamezia Terme in attesa dei lavori di messa a norma fotogallery

In ballo un finanziamento da 1 milione di euro per effettuare le opere di collaudo statico e recupero di tutto l'immobile, con diversi usi dei tre piani

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Riaprono, per pochi gruppi alla volta, le porte dell’ex carcere di Lamezia Terme nell’ambito del fine settimana dedicato alla giornata di Primavera organizzate dal Fai.

Saranno 3 i percorsi per le giornate Fai di Primavera nel centro storico di Nicastro a Lamezia Terme

L’ex carcere ha sede nell’antico monastero di epoca normanna dedicato a San Francesco fondato nel 1302, ultimato nel 1400, più volte ristrutturato nel corso dei secoli. Ex convento dei Cappuccini, fu adibito a istituto di pena verso la fine del 1800, venendo poi chiuso definitivamente nel 2015 per permettere il trasferimento di detenuti e personale al fine di poter autorizzare l’apertura di una nuova ala nella casa circondariale di Catanzaro nel quartiere Siano.

Nel corso di questi 7 anni il bene è passato dal Comune al demanio, e poi al ministero dei beni culturali, il quale ha in ballo un finanziamento da 1 milione di euro per effettuare le opere di collaudo statico e recupero di tutto l’immobile, con diversi usi dei tre piani, da dividere tra l’archivio di stato (la sede lametina attualmente è in affitto), eventuale ricovero regionale per opere d’arte in caso di calamità, deposito di beni archeologici da catalogare, mentre da via Perugini si è avanzata la richiesta di poter usufruire del Chiostro ed il piano terra (la sezione aperta agli associati Fai questo weekend) con lo scopo di socializzazione pubblica.

A fare da guida nel percorso per i cittadini sono gli studenti delle scuole, mentre per i giornalisti Cicerone è stata l’assessore alla cultura del Comune di Lamezia Terme, Giorgia Gargano, che rimarca come dietro la due giorni del Fai ci sia stato un lungo lavoro di mesi, sperando che l’interlocuzione con il Ministero prosegua anche successivamente per poter monitorare lo stato dei lavori necessari e l’accoglimento di uso da parte dell’ente lametino.

Il passare del tempo nelle celle e gli uffici del personale della polizia penitenziaria è rallentato dal mancato uso della struttura, che porta ancora i segni della vita dei detenuti sui muri (nei bagni ancora presenti i sanitari, negli uffici qualche condizionatore) e delle infiltrazioni dell’umidità, con la vegetazione che timidamente ha trovato qualche spiraglio di ingresso.

Alcune cartoline, santini e ritagli di riviste sulle pareti sono prove rimaste del voler dare un ponte con la realtà esterna per i carcerati, mentre gli avvisi ancora presenti ridanno invece un indice dei tempi e modi degli incontri tra il dentro ed il fuori del carcere.

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