Operazione disinnesco, quegli ordini avrebbero potuto far saltare un palazzo

Collegate due operazioni già effettuate nella prima metà dell'anno, gli agenti della polizia di stato svelano una ritorsione verso Lo Gatto.

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    Di GIANLUCA GAMBARDELLA
    «Ad aprile viene scovato il primo ordigno, dopo neanche due mesi se ne trova un altro confezionato di maggiore potenziale, e se non si fossero fermati in tempo non è escluso ne fosse in cantiere un terzo». Il questore Marino nell’illustrare i dettagli dell’operazione “disinnesco” presentata questa mattina in commissariato non nasconde che l’operato degli agenti della polizia di stato abbia evitato che una vendetta tra famiglie rivali potesse diventare qualcosa di molto più grave.

    I provvedimenti restrittivi hanno così colpito 7 persone, tra cui alcuni già pluripregiudicati: Sergio Greco (classe ’58) ed il figlio Christian (’88); Angelo Anzalone (’78); Giovanni Roberto (’79); Simone Gabriele (’85); Francesco Rocca (’83); Doru Pirciu (’88).

    Il Questore rimarca come «l’indagine non è ancora conclusa, non abbiamo elementi per ipotizzare l’esistenza di un gruppo mafioso ma ciò non ridimensiona la pericolosità di queste persone» sostenendo che «tutta Lamezia dovrebbe ringraziare gli agenti del commissariato perchè sono riusciti a coniugare attività preventiva a quella investigativa, ricostruendo tutti i collegamenti esistenti tra le vicende, sventando la possibilità che una resa dei conti tra questi personaggi potesse far saltare un palazzo o un pezzo di strada in cui si trovavano anche innocenti ignari».

    Il neo Procuratore Prestinenzi da par suo sottolinea come sia «un’operazione che nasce da una brillante intuizione degli agenti del commissariato, i quali grazie alla conoscenza del territorio hanno anticipato i movimenti di Greco. Le pericolosità principali sono riconducibili all’alto potenziale degli esplosivi confezionati, a cui in collegamento con clan del crotonese si affiancava anche lo spaccio di stupefacenti».

    Due operazioni già effettuate nella prima metà del 2013 e distinte (la prima per il reato di coltivazione di sostanze stupefacenti, la seconda per la fabbricazione di un ordigno ad alto potenziale  distruttivo) trovano un collegamento, e Prestinenzi spiega che «dopo intercettazioni sull’autovettura di Greco abbiamo appurato le sue responsabilità in merito ai due esplosivi ritrovati, che sarebbero dovuti servire per intimidire, o peggio, Agostino Lo Gatto perchè imputato di essere informatore della polizia. Fortunatamente le intenzioni di Greco sono rimasti solo tali, e perciò non si è potuto procedere con contestazioni per  reati più gravi».

    Anche il Procuratore non nasconde la proprio preoccupazione sulla vicenda sottolineando come «dai dialoghi tra gli imputati emerge la consapevolezza del potere distruttivo, specie del secondo ordigno», così come il dirigente del commissariato, Borelli, il quale mette in evidenza come «gente che va in giro con 7kg di polvere pirica in un contenitore pieno di bulloni non può che essere pericolosa».

    Tra gli aspetti segnalati dal dirigente anche quelli che «ad uno dei fermati è stato trovato un codice del ngrangheta, così come che Greco padre e figlio son stati arrestati insieme, ed un congiunto aveva anche ottenuto un certo successo elettorale all’ultima tornata», “segnali” di una certa cultura deviata che secondo Borelli vanno combattuti anche con il sostegno dell’altra città, invitata nuovamente a collaborare giacché «chi ha fiducia nelle forze dell’ordine oggi più che mai sta trovando aperte le porte».

    Se le parole non bastassero, nel video realizzato insieme agli artificieri di Vibo Valentia è stata mostrata una ricostruzione di quanti danni sarebbero potuti essere creati (depotenziando anche gli ordigni stessi e privandoli dei bulloni) se gli attentati avessero avuto seguito. 

    GLI ARRESTATI

    Angelo Anzalone

    Francesco Rocca

    Christian Greco

    Doru Pirciu

    Sergio Greco

    Simone Gabriele

    Giovanni Roberto

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