Asta la vista – Nomos, 86 persone coinvolte nelle indagini preliminari per un centinaio di capi imputazione (VIDEO)

Sequestro preventivo di 8 milioni di euro tra denaro (circa 100.000 euro mostrati anche sullo stesso tavolo in varie bancomante) e beni immobili (3 attività commerciali, tra cui 2 bar e l'agenzia all'origine dell'indagine; 13 automobili; denaro prodotto dall'autoriciclaggio).

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    Di GIANLUCA GAMBARDELLA
    Non hanno dovuto fare molta strada gli inquirenti nell’ambito dell’operazione “Asta la vista – Nomos”, inchiesta che ha riguardato direttamente le attività del Tribunale di Lamezia Terme, con Procura e Guardia di Finanza chiamate così ad un lavoro extra per cercare di mantenere il tutto discreto e segreto. I numeri offerti in conferenza stampa son così eloquenti: impegnati 84 uomini della Guardia di Finanza tra provincia di Catanzaro e Reggio Calabria, l’1 e 5 aprile il Gip ha emesso le ordinanze per l’operazione in essere, con 86 persone coinvolte nelle indagini preliminari per un centinaio di capi imputazione, che ha portato al sequestro preventivo di 8 milioni di euro tra denaro (circa 100.000 euro mostrati anche sullo stesso tavolo in varie bancomante) e beni immobili (3 attività commerciali, tra cui 2 bar e l’agenzia all’origine dell’indagine; 13 automobili; denaro prodotto dall’autoriciclaggio).

    OPERAZIONE SCATTATA ALL’ALBA
    Dalle 5 di questa mattina i militari del gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme hanno così eseguito 21 ordinanze di custodia cautelare, di cui 1 in carcere, 11 agli arresti domiciliari e 9 interdittive. Contestualmente, sono in corso di esecuzione 23 perquisizioni domiciliari e 10 locali nei confronti di soggetti residenti nei comuni di Lamezia Terme, Serrastretta, Soveria Mannelli, Gizzeria, Maida, Reggio Calabria e Palmi per i reati contro la pubblica amministrazione, tra i quali turbata libertà degli incanti, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, abuso d’ufficio, falsità idelogica commessa dal pubblico ufficiale, induzione indebita a dare o promettere utilità, e contro il patrimonio, tra i quali autoriciclaggio ed estorsione.
    L’indagine si è incentrata su anomalie relative a numerose vendite giudiziarie nell’ordine di circa 30 aste pubbliche, che si sono tenute nel corso dell’anno 2018 presso il Tribunale di Lamezia Terme tramite l’associazione notarile ubicata all’interno dello stesso palazzo di giustizia, nell’ambito delle quali sono state rilevate turbative finalizzate a dirottare l’esito finale verso l’obiettivo prefissato dagli indagati.
    L’attività investigativa svolta dalle fiamme gialle di Lamezia Terme, sotto le direttive del procuratore della repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Curcio, e del sostituto procuratore Giulia Maria Scavello, ha consentito di accertare l’esistenza di un sistema fraudolento che di fatto ha condizionato per oltre un decennio le vendite giudiziarie del comprensorio lametino.

    PROFESSIONISTI GANCI DI UN UNICO INTERESSATO
    Quale artefice di tale meccanismo illecito c’era Raffaele Calidonna, il quale, in taluni casi partecipava personalmente e in altri si avvaleva di compiacenti collaboratori, tra cui avvocati e commercialisti, nonchè “ganci” interni al locale palazzo di giustizia, e dell’interposizione fittizia di un’agenzia d’affari e servizi costituita ad hoc ed intestata alla figlia. Difatti riusciva ad ottenere ribassi e/o preziose informazioni riservate relative alle aste giudiziarie dei suoi clienti, risultati il più delle volte debitori esecutati delle stesse. Allorquando le notizie non risultavano utili per il raggiungimento dello scopo, il Calidonna avvicinava gli altri offerenti, intimidendoli al fine di farli desistere adducendo vicinanze ed appartenenze a cosche locali. Sovente però stipulava preventivamente accordi con curatori, custodi e professionisti delegati alla vendita.
    Le risultanze investigative hanno permesso di acquisire numerosi riscontri dei reati contestati dalla Procura, consentendo di ritenere provata la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli indagati, anche in considerazione delle condotte illecite perpetrate dagli stessi.

    ASTE PILOTATE PER OLTRE 4 MILIONI, AUTORICICLAGGIO COMPRESO
    Gli accertamenti economico-patrimoniali delegati ed eseguiti dalla guardia di finanza di Lamezia Terme hanno anche permesso di ricostruire l’effettiva capacità patrimoniale illecitamente accumulata nel corso degli anni da taluni degli indagati, per il complessivo valore di quasi 4 milioni di euro, pur dichiarando esigue posizioni reddituali, nonchè la pilotata aggiudicazione delle unità immobiliari, oggetto delle accertate turbative d’asta, del complessivo valore di 4 milioni e mezzo di euro.
    Inoltre, è stata dimostrata, dalla predetta analitica attività d’indagine, la sussistenza del reato di autoriciclaggio per un ammontare di circa 270.000 euro, quale provento da attività delittuosa, in quanto il Calidonna e i suoi prestanome negli anni dal 2006 ad oggi hanno acquistato all’incanto 20 unità immobiliari per 1 milione di euro, rivendendole successivamente per 1.270.000 euro.

    IL PROCURATORE SI SCAGLIA CONTRO L’ILLECITO VISTO COME PRASSI E LA CARENZA DI PERSONALE
    Curcio a questo punto non usa grandi giri di parole: «l’ufficio di Procura ritiene di aver smantellato quello che riteniamo un sistema illecito delle vendite giudiziarie. Impressiona la sistematicità degli illeciti, il senso di passività, e le risultanze investigative hanno evidenziato che fosse il tutto conosciuto ai più diventando quasi la regola. Le attività sono durate un anno e mezzo, tra intercettazioni e coordinamento di tutte le evidenze istruttorie», esprimendo apprezzamento così sia per la Guardia di Finanza che alla collega Scavello, «che ha potuto continuare a seguire l’indagine nonostante il trasferimento a Reggio Calabria».
    Se solo ieri si sono insediati 5 nuovi magistrati, questa operazione dimostra come però anche all’interno del palazzo di giustizia sia necessario un ulteriori invio di personale e di ricambio: «gli uffici giudiziaria di Lamezia Terme meritano un’attenzione particolare dal Consiglio Nazionale della Magistratura e del Ministero di Giustizia, perché gli organici vanno rivisti per dare una giustizia rapida ed efficiente. Già questa mattina i 2 sostituti che si sono insediati ieri erano insieme con la Scavello per le attività da eseguire».
    Il Procuratore rimarca inoltre come «da un lato si puntava a recuperare i beni pignorati, andando così ad intaccare gli interessi dei debitori. Abbiamo ricevuto denunce, ma era così consolidato come sistema fraudolento che possiamo dire quasi fosse divenuto consuetudine, con anche il rischio di fughe di notizie che si è concretizzato».

    MINACCE ED ESTORSIONI ATTORNO ALLE ASTE DEL TRIBUNALE
    La stessa Scavello sottilinea che «l’andamento della pubblica amministrazione, della giustizia, è stato offeso oltre alle singole persone. Il pericolo di fughe di notizie in un contesto così piccolo come il Tribunale di Lamezia Terme è stato un ostacolo in più, diverse le precauzioni prese che in alcuni casi non sono bastate. Oltre alle intercettazioni abbiamo dovuto seguire attività anche di tipo insolito, come pedinamenti con auto noleggiate per non essere riconosciuti, scoperchiando un sistema illecito che aveva lo scopo di condizionare la aste giudiziarie. Di fronte ci siamo trovati a soggetti legati da parentele che riuscivano a condizionare le aste anche arrivando a minacce ed estorsioni. Per alcuni soggetti si sono avanzate anche ipotesi di autoriclaggio, le indagini per certi versi sono ancora in corso perché supponiamo siano diversi i livelli del meccanismo e questo potrebbe essere il primo».

    UN’UNICA AGENZIA DI SERVIZI DIETRO IL MECCANISMO ILLECITO
    Clemente Crisci, comandante gruppo di Lamezia Terme, nell’illustrare l’operazione si concentra sul fatto che «il deus ex machina era un’agenzia di servizi assicurazioni, intestata alla figlia di uno degli indagati, che era intervenuta su numerose aste giudiziarie alterando i risultati nell’arco dell’ultimo decennio. Il condizionamento arrivava a ribassi fino all’80%, tramite il meccanismo dell’asta deserta, o avendo in anteprima informazioni riservate, con l’indagine ha coinvolto sia personale della strutture del tribunale che professionisti». Anche Mauro Borelli, comandante del nucleo operativo del gruppo di Lamezia Terme, si sofferma sul fatto che sia stata «operazione complessa tra misure personali e patrimoniali, in carcere il deus ex machina, altre misure per gli altri professionisti coinvolti».

    Raggiunti da misura cautelare

    • Raffaele Calidonna (di anni 56), titolare di fatto dell’agenzia d’affari e servizi, in carcere;
    • Sara Calidonna (di anni 30), titolare di diritto dell’agenzia d’affari e servzi, ai domiciliari;
    • Pantaleo Ruocco (di anni 63), ufficiale giudiziario in servizio presso l’Unep di Lamezia Terme, ai domiciliari e interdittiva;
    • Antonio Stigliano (di anni 68), ufficiale giudiziario in servizio presso l’Unep di Lamezia Terme, ai domiciliari e interdittiva;
    • Massimo Durante  (di anni 51), commercialista, ai domiciliari e interdittiva;
    • Aldo Larizza  (di anni 52), commercialista, ai domiciliari e interdittiva;
    • Francesca Misuraca  (di anni 57), commercialista, ai domiciliari;
    • Bruno Famularo  (di anni 42), avvocato, ai domiciliari;
    • Emanuela Vitalone  (di anni 43), avvocato, ai domiciliari e interdittiva;
    • Giuseppe Benincasa  (di anni 57), avvocato, ai domiciliari;
    • Eugenio Travaglio  (di anni 65), ragioniere, ai domiciliari;
    • Carlo Caporale  (di anni 56), imprenditore, ai domiciliari;
    • Michele Albanese  (di anni 62), funzionario di cancelleria presso il tribunale di Lamezia Terme, interdittiva;
    • Sabrina Marasco  (di anni 50), funzionario di cancelleria presso il tribunale di Lamezia Terme, interdittiva;
    • Oriana Travaglio  (di anni 37), avvocato, interdittiva;
    • Massimo Sereno (di anni 52), avvocato, interdittiva.

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