Compensi extra non dovuti per una task force dal 2011 al 2019, la finanza indaga 5 dirigenti medici veterinari

Provvedimento di sequestro preventivo di somme per complessivi 1.019.579,05 euro

I finanzieri del comando provinciale di Catanzaro hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo di somme per complessivi 1.019.579,05 euro, emesso, su richiesta dell’ufficio di procura, dal g.i.p. del tribunale di Catanzaro, Giulio de Gregorio, nei confronti dei seguenti soggetti:

Si tratta di 5 dirigenti medici veterinari individuati dalla Regione Calabria per far parte della “task force veterinaria”, indagati con l’accusa di abuso d’ufficio per aver indebitamente percepito, dal 2011 e fino al 2019, indennità stipendiali non dovute, in quanto per norma di legge l’incarico ricoperto non avrebbe dovuto comportare retribuzioni aggiuntive.

Il provvedimento giunge al termine delle indagini condotte dal nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Catanzaro, sotto la direzione del sostituto procuratore Chiara Bonfadini, con il coordinamento del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e del procuratore della repubblica Nicola Gratteri.

Le investigazioni dei finanzieri hanno dimostrato che a partire dal 2011 e fino al 2019 i componenti della task force, pur essendo stati impiegati ai sensi della legge regionale 8/2003 – che prevede la possibilità di utilizzo dei dipendenti delle aziende sanitarie regionali senza oneri aggiuntivi – avevano indebitamente percepito, 3 differenti emolumenti non dovuti.

I pagamenti erano stati determinati con provvedimenti assunti dal coordinatore della task force medesima e dai vertici delle strutture commissariali per la sanità calabrese, nei cui confronti sono in corso ulteriori approfondimenti.

Tra l’altro, tali provvedimenti erano stati più volte censurati dalle strutture del ministero della salute, deputate a vigilare sulla gestione commissariale, in quanto si trattava di:

L’erogazione delle indennità era proseguita senza soluzione di continuità sino a quando, alla fine dello scorso anno, il commissario ad acta in carica, in seguito a una richiesta di documentazione avanzata in sede investigativa, le aveva revocate con suoi provvedimenti.