Sfruttamento nel call center ai danni di 4 operatrici, indagato imprenditore

Venivano sottoposte a condizioni di lavoro degradanti, in quanto sarebbero state soggette a insulti e a espressioni aggressive e offensive

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Sfruttamento delle proprie dipendenti. Questa l’accusa mossa a un operatore economico che è stato indagato dalla procura della Repubblica di Lamezia. Si tratta di un imprenditore di Catanzaro operante nel settore dei call center, il quale, secondo il sostituto procuratore Giuseppe Falcone, per circa 3 anni avrebbe sottoposto a sfruttamento 4 operatrici telefoniche. La condotta delittuosa è stata notata poiché l’indagato corrispondeva retribuzioni in misura inferiore rispetto alle reali prestazioni lavorative delle dipendenti, violando la normativa relativa all’orario di lavoro e alle ferie, approfittando del loro stato di bisogno derivante dall’assenza di diverse opportunità occupazionali sul territorio.

Le operatrici telefoniche, inoltre, venivano sottoposte a condizioni di lavoro degradanti, in quanto sarebbero state soggette a insulti e a espressioni aggressive e offensive, allorquando rivendicavano i loro diritti secondo quanto previsto dal contratto di lavoro. Le indagini sono state effettuate dal gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia ed hanno avuto origine da una segnalazione inoltrata alle fiamme gialle da un organismo sindacale al quale si erano rivolte le dipendenti sfruttate.

Le fiamme gialle, hanno, quindi avviato le specifiche indagini, fornendo alla magistratura gli elementi indiziari necessari dai quali è scaturita la contestazione penale a carico dell’imprenditore. Inoltre, essendo che l’attività di call center veniva effettuata con una società, è stato contestato anche l’illecito della “responsabilità amministrativa degli enti”, previsto dal d.lgs. 231/2001.

Nella fase delle indagini preliminari, inoltre, è stato adottato un provvedimento cautelare dell’applicazione della misura del controllo giudiziale dell’azienda, allo scopo di rimuovere quelle forme di sfruttamento riscontrate nel corso delle investigazioni e sono state sottoposte a sequestro somme di denaro per oltre 9,500 euro, ritenuti il profitto del reato di sfruttamento.

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