Domani celebrazione del “Perdono di Dipodi” al santuario mariano

I fedeli che nella giornata di domani visiteranno devotamente il santuario di Dipodi, potranno lucrare l’indulgenza plenaria alle solite condizioni

Più informazioni su


    Domani dalle 18, al santuario diocesano di Dipodi, si celebrerà, per il quinto anno, il “Perdono di Dipodi”, momento di fede legato all’anniversario della dedicazione dell’altare del santuario mariano. 
    I fedeli che nella giornata di domani visiteranno devotamente il santuario di Dipodi, potranno lucrare l’indulgenza plenaria alle solite condizioni: confessione sacramentale, comunione eucaristica, recita del Credo e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. L’indulgenza è applicabile a se stessi o ai defunti.
    Per il rettore del santuario don Antonio Astorino «l’indulgenza è legata al pellegrinaggio, qui al Santuario di Dipodi, e dunque prevede un movimento, interiore prima di tutto, verso il rinnovamento della propria vita: infatti l’indulgenza costituisce un invito, una sfida a camminare su vie nuove, nella verità, nella giustizia e nella pace. Tra l’altro, è importante ricordare che per ottenere l’indulgenza si richiede anche l’esclusione di ogni attaccamento, di ogni affetto verso qualunque peccato, anche veniale. Potremmo dire che l’indulgenza costituisce un bagno di grazia, un’opera di bonifica profonda del nostro io ferito, una guarigione della nostra volontà compromessa col male, perché richiede una chiara scelta di campo: una nuova e totale apertura alla grazia, verso la pienezza dell’amore. E così Dipodi diviene per noi, uno pezzetto di paradiso, ma non solo per lasciarci intravedere la gloria futura, bensì per permetterci di attingere nel presente alla grazia divina e farci cristiani nuovi, convinti, diversi. Rendiamo grazie a Dio per la sua infinita misericordia, rendiamo grazie alla Vergine Maria di Dipodi, Regina Assunta in Cielo e Madre di Misericordia, umile ancella del Signore; che ci aiuta a fare di noi creature nuove, un popolo nuovo, umile e devoto, semplice e lieto. Ci doni di accogliere l’“indulgenza” di Dio e di vivere noi stessi nell’“indulgenza”: nella bontà che sa perdonare, compatire, scusare le colpe, gli errori, i difetti altrui, in quella carità che sa accogliere ed edificare».

     
     

    Più informazioni su