Alcuni comuni del Reventino provano la strada dei test rapidi per Covid-19

Si opta per ordinare i test sul sangue già effettuati in alcune regioni, non ritenuti però pienamente attendibili dal ministero della Salute

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Nell’emergenza coronavirus i comuni del Reventino provano ad autorganizzarsi anche sul piano del controllo sanitario, seguendo così un trend con indicazioni nazionali recepite in modo diverso da alcune regioni rispetto ad altre.

A Carlopoli, dove attualmente si registrano 2 casi confermati, il sindaco Mario Talarico avvisa che «l’Amministrazione Comunale si è attivata al fine di procurare dei tamponi/test rapidi per Covid-19 direttamente a Roma (Alpha Pharma), per rilevare i positivi al Coronavirus. Ogni test costa 12 euro, in tal modo all’occorrenza si potrebbero velocizzare i tempi di un’eventuale indagine epidemiologica all’interno della nostra comunità. In collaborazione con l’UCCP del Reventino si potranno quindi sottoporre al test il maggior numero possibile di persone, come impiegati, commercianti, sanitari, ecc., ovvero coloro suscettibili o esposti al contagio, blindando così la nostra comunità. La consegna dei primi kit avverrebbe entro una/due settimane dall’ordine, poi a seguire gli altri. E’ possibile anche che ognuno compri il singolo test per se stesso o per i suoi familiari mettendosi in contatto con il Sindaco. L’ordine minimo è di 100 pezzi».

Anche a Conflenti si annuncia che «l’Amministrazione comunale sta valutando l’acquisto di confezioni del “VivaDiag Covid 19”, il test rapido che si effettua con una goccia di sangue e verifica in soli 15 minuti la determinazione qualitativa degli anticorpi IgM e IgG anti-Covid-19 nel sangue umano. I cittadini di Conflenti potranno quindi essere sottoposti ad un test preliminare, con il supporto del personale medico ed infermieristico dell’Uccp del Reventino, fin dal manifestarsi dei primi sintomi di contagio».

Il 18 marzo, però, il comitato tecnico-scientifico (CTS) del ministero della salute avanzava perplessità, reputando «doveroso specificare che, a oggi, i test basati sull’identificazione di anticorpi (sia di tipo IgM che di tipo IgG) diretti verso il virus SARS-CoV-2 non sono in grado di fornire risultati sufficientemente attendibili e di comprovata utilità per la diagnosi rapida nei pazienti che sviluppano COVID-19 e che non possono sostituire il test classico basato sull’identificazione dell’RNA virale nel materiale ottenuto dal tampone rino-faringeo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sta attualmente valutando circa 200 nuovi test rapidi basati su differenti approcci e che sono stati portati all’attenzione dell’Agenzia; i risultati relativi a quest’attività di screening saranno disponibili nelle prossime settimane. In attesa di questi risultati, il CTS ribadisce che l’approccio diagnostico standard e internazionalmente accettato rimane quello basato sulla ricerca dell’RNA virale nel tampone rino-faringeo. Il CTS ritiene indispensabile la conduzione di valutazioni comparative tra i risultati ottenibili attraverso l’impiego dei tamponi e i test rapidi nell’ambito di studi rigorosamente condotti e condivide con le Regioni la disponibilità a fornire suggerimenti nel merito».

Anche tra le Faq alla domanda “Sottoporsi privatamente ad analisi del sangue, o di altri campioni biologici, permette di sapere se si è contratto il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2)?” il Ministero risponde che «non esistono al momento kit commerciali per confermare la diagnosi di infezione da nuovo coronavirus. La diagnosi deve essere eseguita nei laboratori di riferimento Regionale, su campioni clinici respiratori secondo i protocolli di Real Time PCR per SARS-CoV-2 indicati dall’OMS. In caso di positività al nuovo coronavirus, la diagnosi deve essere confermata dal laboratorio di riferimento nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità».

 

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