Il comitato “Salviamo Curinga” contrario all’ipotesi centrale biogas in località Favarella

Proponendo all'azienda di spostare il progetto presso la zona industriale Benedetto XVI

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Contro il progetto per una centrale di biogas, che prevede il trattamento annuo di 70.000 tonnellate di rifiuti organici e liquami da una parte, si schiera il comitato “Salviamo Curinga”.

Il comitato viene presentato come «fondato da cittadini, imprenditori e agricoltori residenti del borgo calabrese», opponendosi alla proposta dalla Energy Waste Asset srl (EWA) con sede a Squillace, la quale ha già avviato la richiesta delle autorizzazioni a regione, provincia e comune per costruire in località Favarella (frazione di Acconia) ai margini di centro abitato, aziende agricole, vivaiste, turistiche la centrale di biogas.

Il comitato si definisce «non pregiudizialmente contrario a questo tipo di impianti», ma reputa che «destinazione, vincoli e cautele varie sulla zona, vocata interamente all’agricoltura di qualità, al turismo e alla tutela anche dei beni culturali (archeologici e storico-artistici), che il piano paesistico regionale ha vincolato perché siano preservate, rendono del tutto incompatibile la sua ubicazione», proponendo all’azienda di spostare il progetto presso la zona industriale Benedetto XVI, «notoriamente capiente perché in gran parte inutilizzata. L’obiezione che l’areale di Curinga è di natura industriale non regge nella realtà storica dei fatti, trattandosi di un singolo lotto di terreno di cui fu cambiata la destinazione urbanistica 40 anni addietro e non si sa bene ancora perché».

Nella ricostruzione si sostiene che «almeno 20 mezzi al giorno dovrebbero trasferire all’interno della centrale rifiuti e liquami mentre quasi 20.000 tonnellate annue di compost prodotto sarebbero trasportati all’esterno, transitando in mezzo agli abitati, mentre nella valutazione sulla fattibilità dell’impianto non è davvero trascurabile il problema della falda acquifera che fornisce acqua alle colture ed all’abitato e che si andrebbe a trovare sotto la centrale: oltre agli abitanti, alle imprese agricole, vivaistiche e turistiche non vivrebbero tranquilli neppure i vicini corsi d’acqua tra cui il torrente Randace che corre adiacente alla centrale e che dopo poche centinaia di metri si getta nel Mar Tirreno».

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