“La cultura dell’accoglienza per la Comunità di Conflenti è una vera e propria tradizione che sfocia nell’eccellenza”

Giovanni Paola, ex primo cittadino di Conflenti, plaude alla disponibilità manifestata dal centro del Reventino a dare accoglienza ai profughi ucraini

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Giovanni Paola, ex primo cittadino di Conflenti, plaude alla disponibilità manifestata dal centro del Reventino a dare accoglienza ai profughi in fuga dalla guerra in Ucraina.

«L’apertura verso questo tipo di ospitalità, non solo rende nobile l’attività amministrativa locale, perché l’arricchisce di umana sensibilità verso la solidarietà internazionale, ma asseconda anche la cultura dell’accoglienza che, per la Comunità di Conflenti, è una vera e propria tradizione che sfocia nell’eccellenza», sostiene Paola, «in passato, infatti, in più circostanze i conflentesi hanno dato sfoggio dei loro sentimenti di solidarietà, dando una calorosa accoglienza, integrazione e ristoro logistico alle popolazioni in fuga dalle loro terre di origine per difficoltà economiche, conflittualità politiche ed altro ancora. In quest’ultimo caso la Comunità conflentese non si tirò indietro e senza indugio ospitò sempre i ragazzi dell’Ucraina, vittime in quella circostanza degli inquinamenti ambientali, causati dalle dispersioni nucleari».

Altro episodio citato è quello di «un difficile momento che ha colpito una famiglia, abitante a Conflenti, non di nazionalità italiana. In occasione di un’importante intossicazione, i due genitori sono stati costretti, per una lunghissima ospedalizzazione di molti mesi, a lasciare privi dell’affetto genitoriale i due figliuoli (uno di pochi mesi, l’altro di pochi anni). Questo stato emergenziale è stato risolto brillantemente dall’intera popolazione di Conflenti che coralmente ha adottato un esemplare modello di solidarietà sociale a favore dei due bimbi, organizzando nella pratica dei turni di assistenza, diurni e notturni, per tutte le 24 ore e per tutti i mesi di assenza dei genitori. L’impresa è stata quella di assicurare sempre una presenza gradita ai bambini, direttamente al loro domicilio per evitare che questi ultimi subissero il trauma del sistematico abbandono di abitudini domestiche».

Secondo Paola «la grandezza che Conflenti ha saputo offrire a questi bambini, rimasti soli e privi di riferimenti parentali, è quella di essere riuscita ad assicurare quel calore umano necessario a causa della forzata e protratta assenza dei genitori. La solidarietà concreta dei conflentesi ha impedito l’affidamento degli stessi ad un “freddo” istituto di accoglienza che avrebbe sottratto ai bambini, non solo i genitori, ma anche la propria casa ed i propri riferimenti abituali».

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