Insonne e non rassegnato il sindaco Mascaro dopo il ricorso al Consiglio di Stato del Ministero

L'ipotesi scioglimento poteva essere vagliata solo per l'impossibilità di approvare il bilancio di previsione entro il 31 marzo (si stava lavorando per arrivare in consiglio comunale entro il 20 aprile, rispettando così eventuale diffida del Prefetto), ma ora tutto nuovamente si complica. 

Più informazioni su


    Passano 12 ore tra un post e l’altro (19.34 – 7.37), ma il sindaco Paolo Mascaro ancora non si capacita del ricorso presentato dal Ministero, tramite l’avvocatura di Stato, atto a far tornare il commissariamento a Lamezia Terme a meno di un mese dalla decisione del Tar del Lazio che aveva riabilitato il consiglio comunale lametino.
    «Ovviamente ho trascorso una notte insonne, fortemente preoccupato per le sorti della mia Comunità già tanto e tanto ingiustamente vessata. Ho letto e riletto l’atto di appello attraverso il quale si vorrebbe annullare il mandato democraticamente conferitomi dai cittadini. Il detto atto di appello, che chiunque può leggere, non contesta la legittimità di un solo atto amministrativo: vi è quindi la definitiva consacrazione che 5 mesi di studio approfondito da parte della Commissione di Accesso hanno acclarato che nessun atto, neanche il più banale, fosse caratterizzato da illegittimità e men che meno da condizionamenti ed infiltrazioni», sostiene il primo cittadino, ma la richiesta di sospensiva (primo passo su cui il Consiglio di Stato dovrà pronunciarsi in tempi brevi, e che potrebbe già essere indizio su quale sarà poi la decisione finale) reputa che «non va sottaciuto come il reinsediamento degli organi elettivi dell’ente rappresenti un grave vulnus sia all’attività di risanamento efficacemente intrapresa dalla commissione straordinaria sia alla credibilità delle istituzioni, minando ulteriormente le condizioni di vita della collettività locale già compromesse dalla radicata presenza della ‘ndrangheta su quel territorio».
    Per Mascaro di contro «nessuno ha più avuto l’ardire di sostenere l’insostenibile e sono state definitivamente abbandonate tesi pseudo giuridiche prive di qualsivoglia fondamento così come è stato definitivamente abbandonato qualsiasi accenno al legittimo e corretto svolgimento della mia attività professionale. L’appello richiama, con riferimento agli atti amministrativi, solo brevemente la vicenda riguardante la mensa scolastica, gestita a Lamezia per anni ed anni dalla medesima ditta aggiudicataria dei ripetuti appalti, che era stata immediatamente esclusa dal servizio non appena pervenuta l’interdittiva antimafia, tanto da ricevere la mia amministrazione plauso dall’attuale Presidente della Commissione Antimafia».
    Da qui la non rassegnazione del legale lametino: «nonostante l’inesistenza di contestazione su qualsivoglia atto, si chiede incredibilmente l’emissione di un provvedimento immediato senza che mi sia data addirittura la possibilità di difendermi. È evidente che si tratta di un incomprensibile attacco, pur sotto forme astrattamente legittime, ad una intera Comunità. È evidente che si tratta di un attacco alle più elementari regole di legalità e democrazia. Non accetterò che, in una Italia nella quale moltitudine di Comuni sono quotidianamente afflitti da corruttela e malaffare, venga ad essere penalizzata, senza motivo alcuno, una Comunità per la quale è oggi definitivamente acclarata dal medesimo Ministero dell’Interno la piena legittimità dell’agire amministrativo».
    Paradossalmente ieri la notifica del ricorso è coincisa con un incontro pubblico tenuto a Lamezia Terme sulla sanità che ha visto nella stessa stanza i 2 parlamentari lametini (D’Ippolito e Furgiuele, entrambi esponenti delle forze di Governo) ed il primo cittadino, che qualche ora prima del primo sfogo contro la decisione del Ministero dell’Interno postava la foto della propria presenza istituzionale a Catanzaro per la manifestazione di Libera sottolineando: «Lamezia sempre presente nel contrasto alla criminalità organizzata. Presente con i fatti, dedicando primaria attenzione all’utilizzo dei beni confiscati: oggi Lamezia gioiosamente utilizza i beni della criminalità per svolgere le attività dell’Avis, dell’ACMO, della Lucky Friends, della Caritas, della Agrimed e ciò per citare le sole ultime assegnazioni. Presente con gesti importanti, non mancando mai nell’annuale bagno di folla con migliaia di giovani urlanti il no assoluto ad ogni forma di mafia ed ossequiosi nel silenzio nel ricordare il nome dei tanti martiri innocenti, vittime di violenza e barbarie. Continueremo sempre con coraggio a contrastare ogni fenomeno di mafia, criminalità e malaffare».
    Dopo la sentenza del Tar, al netto del possibile e non improbabile ricorso al Consiglio di Stato ora arrivato, l’ipotesi scioglimento poteva essere vagliata solo per l’impossibilità di approvare il bilancio di previsione entro il 31 marzo (si stava lavorando per arrivare in consiglio comunale entro il 20 aprile, rispettando così eventuale diffida del Prefetto), ma ora tutto nuovamente si complica. 

    Gi.Ga.

    Più informazioni su