Anche a Lamezia Terma diffida di chiusura fino al 25 marzo per i call center non in regola con le misure anti contagio

Atto del sindaco Paolo Mascaro dopo le sollecitazioni da più fronti

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Sollecitato sia oggi, giorno in cui l’omologo di Rende ha emanato provvedimento simile, che nei giorni scorsi da consiglieri comunali, anche il sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, diffida le attività di call center a sospendere le attività almeno fino al 25 marzo se non in grado di far rispettare le misure di sicurezza anti contagio da coronavirus.

Il primo cittadino lamenta «continue segnalazioni che presso le aziende che esercitano attività di “call center” nel territorio del Comune di Lamezia Terme sussistono ancora condizioni di assembramento che appaiono essere in contrasto con le norme contenute nei DPCM che si sono via via succeduti con impossibilità, quindi, di svolgere le proprie prestazioni lavorative in condizioni di doverosa tranquillità e sicurezza».

Mascaro rimarca che «ciò ovviamente non può essere consentito non potendo ledersi né il doveroso diritto dei lavoratori di operare con tranquillità e serenità, né la necessità di tutela dell’intera comunità che richiede che, come da disposizioni normative, non vi siano assembramenti».

Si invita così «alla immediata sospensione delle attività di “call center” svolte nel territorio di Lamezia Terme e ciò sino alla data de 25 marzo 2020», e «solo qualora si dovesse dimostrare l’impossibilità di detta sussistenza di servizi essenziali», si diffida «alla sospensione immediata delle attività dei reparti aziendali che non indispensabili alla produzione; al massimo utilizzo delle modalità di lavoro agile; all’incentivazione delle ferie e dei congedi retribuiti nonché all’utilizzo di altri strumenti previsti dalla contrattazione collettiva; all’assunzione dei protocolli di sicurezza anti-contagio con adozione di strumenti di protezione individuale; alla “sanificazione” dei luoghi di lavoro; alla limitazione massima degli spostamenti all’interno dei siti contingentando l’accesso agli spazi comuni».

In caso di non rispetto il sindaco specifica «riserva, per l’ipotesi di accertata inadempienza alla presente diffida, di emettere gli ulteriori opportuni provvedimenti».

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