La Protezione Civile regionale si chiama fuori dalle polemiche in atto su mascherine ed altri dispositivi sanitari

A livello regionale la Calabria è poi quartultima per beni consegnati dalla protezione civile nazionale

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La Protezione Civile calabrese si chiama fuori dalle polemiche in atto su mascherine ed altri dispositivi sanitari, precisando che «provvede direttamente al riparto ed alla distribuzione di dispositivi di protezione individuale ed altro materiale eventualmente necessario per consentire ai Comuni, alle Organizzazioni di volontariato ed alle Strutture operative non sanitarie di fronteggiare l’emergenza. Per quel che riguarda le strutture sanitarie svolge unicamente funzioni di supporto logistico nella consegna del materiale, il cui riparto è disposto dal Dipartimento regionale Tutela della salute e politiche sanitarie», anche se, come dimostra l’atto del 9 aprile dell’Asp di Catanzaro, la stessa sanità pubblica fa riferimento alla Protezione Civile per approvvigionarsi in questo momento di emergenza, e non sempre con tempi e modi soddisfacenti per come denunciato sia a mezzo stampa che in consiglio regionale dalla presidente Santelli.

A livello regionale la Calabria è poi quartultima per beni consegnati dalla protezione civile nazionale, con i dati aggiornati a ieri divisi tra materiali consumabili (1.996.850 tra 143.000 calzari, 3.255 camici, 57.438 caschi, 46.000 cuffie, 232.380 guanti, 2.520 kit, 1.488.920 mascherine, 18.000 tamponi, 2.287 tubi endotracheali, 1.810 tute, 1.240 visiere) e non consumabili (10.501 tra 80 laringoscopio, 87 monitor, 9.600 occhiali, 678 termometri, 56 ventilatori). Inoltre, esclusi mascherine e guanti, la maggior parte degli articoli citati fa riferimento alle strutture sanitarie.

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