La giunta comunale conferma la volontà di non procedere alla razionalizzazione delle proprie quote in 3 partecipate

Lamezia Multiservizi, Sacal e Lameziaeuropa, società che per aspetti diversi non vengono da momenti economici facili.

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La giunta comunale conferma la volontà di non procedere alla razionalizzazione delle proprie quote in 3 partecipate, ovvero Lamezia Multiservizi, Sacal e Lameziaeuropa, società che per aspetti diversi non vengono da momenti economici facili. Continua ad essere un fantasma l’Ente Fiera, inattiva ma mai chiusa.

Dopo che la terna commissariale non aveva approvato il relativo bilancio 2018 (con allegata discussione sull’accantonamento previsto nel bilancio comunale ed il rischio dissesto non arrivato), il 9 marzo 2020 la partecipata di via della Vittoria è stata ammessa alla procedura di concordato preventivo in continuità, mentre il 31 marzo ha presentato all’ente comunale il progetto di bilancio 2019 che prevede di destinare l’utile di esercizio pari a 21.538.393 euro a copertura della perdita esercizio 2016 (pari ad 313.405), della perdita esercizio 2017 (pari a 871.839) e della perdita 2018 (pari ad 20.353,149). Tutto bene quindi? Non proprio, poiché nell’allegato alla delibera si precisa che «la società, nonostante le reiterate richieste nonché le previsioni regolamentari, non ha trasmesso alcuna documentazione al servizio controllo analogo», lo stesso che però per la dirigente Nadia Aiello ad oggi non avrebbe abbastanza personale per poter lavorare in modo efficiente in via Perugini.

Spostandosi nell’area industriale, neanche la Lameziaeuropa viaggia in acque tranquille, aspetto non secondario visti i vari protocolli in atto tra Zes ed altri finanziamenti in cui la società è coinvolta.

«Il bilancio 2018 evidenzia una perdita di 244.156 euro, che data l’impossibilità di copertura nell’esercizio medesimo, è stata riportata a nuovo determinando, in tal modo, una ulteriore riduzione, rispetto all’anno precedente, del patrimonio netto a 2.750.457», si rimarca, «i costi per il personale, per come evidenziato nella relazione sulla gestione, in considerazione del pensionamento del custode e della volontaria decurtazione del salario lordo del dirigente sono passati da 251.500 euro a 178.800» ma rimangono come osservazioni «sproporzione tra il valore ed il costo della produzione; elevato indebitamento della società, con buona parte della consistente esposizione debitoria esigibile entro il corrente anno (per un importo pari a 2.140.495); elevati costi per il personale che, paradossalmente si compone di 2 sole unità (un dirigente, un impiegato)».

Inoltre la relazione comunale rimarca come da Lameziaeuropa si sia negli ultimi 2 anni anni richiesto una ricapitalizzazione ai soci pubblici, il che sarebbe costato alle casse comunali lametine 855.604 euro per mantenere il 28,52% attuale, aspetto su cui la terna commissariale nei 2 anni di gestione ha sempre posto il proprio diniego (ed anche la Provincia targata Sergio Abramo aveva avanzato più di una critica e perplessità), sottolineando inoltre che «la partecipata, inoltre, ha una rilevante posizione debitoria nei confronti di questo Ente dovuta al mancato pagamento di tributi locali».

Chiude la Sacal i cui ultimi bilanci hanno chiuso in positivo (48.824 nel 2017 e 777.674 nel 2018), ma che ora dovrà chiudere quello relativo al 2019 in una condizione di quasi totale fermo aziendale, tra attività dirette ed indotto (perché uno scalo senza passeggeri non dà fatturato per le attività interne), una nuova aerostazione che rimasta sulla carta non sembra pronta a decollare per i problemi legati al finanziamento dell’opera (i fondi pubblici non coprono la somma totale, la società privata non ha forza economica per sobbarcarsi tale sforzo), ed anche una gestione da parte del presidente De Felice criticata dai più. Proprio quest’ultimo passaggio porta in auge la questione politico-istituzionale: cambiati i vertici di Regione e Comune, ad oggi non sono cambiati i rappresentanti dei due enti nelle società partecipate, e tanto per Lameziaeuropa che per Sacal (per citare i due casi citati nell’analisi di via Perugini) i mandati son legati ai bilanci da chiudere in questi mesi.

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