Tra numeri e divergenze politiche unanimità di favorevoli per l’aggiornamento del piano di riequilibrio

A tenere banco è il parere non illustrato in aula dal collegio dei revisori dei conti, assenti sia in presenza che con un'eventuale collegamento online (sempre che il Comune abbia previsto questa possibilità).

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Unico punto all’ordine del giorno del consiglio comunale l’approvazione della rimodulazione del Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale, ma a tenere in parte banco è il parere non illustrato in aula dal collegio dei revisori dei conti, assenti sia in presenza che con un’eventuale collegamento online (sempre che il Comune abbia previsto questa possibilità).

Approvato dal 2014 per evitare il dissesto, ha negli anni ricevuto delle correzioni ma mai una vera e propria approvazione da parte della commissioni ministeriale, venendo però nel frattempo rispettato con i vari accantonamenti richiesti che hanno inciso nei vari anni del bilancio.

L’assessore al bilancio, Sandro Zaffina, riepiloga i vari passaggi della pratica decennale nata sotto la gestione Speranze e passata poi alle altre amministrazioni, la quale terminerà la propria programmazione il 31 dicembre 2023 con i vari passaggi di legge che rimarranno in vigore.

Il componente della giunta rimarca come le passività previste sono stata ripianate per come preventivato, rassicurando che «della somma debitoria iniziale non è rimasto nulla», e spiegando che la votazione odierna «non modifica il piano, quanto prende atto ed aggiorna gli aspetti normativi anche in favore della commissione ministeriale».

Aggiornamenti alla luce dei pronunciamenti della Corte dei Conti che vengono citati dal presidente della seconda commissione, Antonio Lorena, valutando che da parte del collegio dei revisori non sia arrivato un vero parere quanto riportate le considerazioni effettuate sull’ultimo consuntivo.

Sull’excursus della pratica si dedica anche Rosario Piccioni (Lamezia Bene Comune), ribadendo come «le passività attuali da ripianare siano giunte dopo il 2014» e reputando che «non ci sarebbe la necessità di approvare alcuna rimodulazione andando a scadere tra un anno, avremmo voluto spiegazioni dal collegio dei revisori su un parere dato in alcuni passaggi in modo non chiaro».

Lucia Cittadino (Nuova Era) si sofferma sulla «mancanze di interlocuzione e risposte da parte del Ministero su un piano di riequilibrio che giace in qualche cassetto, ma che comporta degli obblighi rispettati dall’amministrazione comunale, così come l’ennesima non presenza dei revisori dei conti che dovrebbero darci conto dei propri pareri».

Mimmo Gianturco (Fratelli d’Italia) si accoda alle lamentele sull’assenza del collegio revisori «perché non è chiaro quale sia il loro parere sull’atto per chi non è un tecnico», chiedendo «risposte politiche all’amministrazione su cosa sarà dell’azione alla luce del piano che va ad esaurirsi».

Aquila Villella (Partito Democratico) sostiene «la bontà del piano vigente dal 2014, i cui vincoli una volta superati daranno meno costrizioni all’amministrazione per risolvere vari problemi in atto sull’ambito gestionale dei servizi».

Si rammarica dell’assenza dei revisori dei conti anche Pino Zaffina dai banchi della maggioranza, sperando che «tutto il lavoro portato avanti in questi anni venga riconosciuto con un’approvazione del piano che ancora non è arrivata dagli organi ministeriali».

Si compiace degli ultimi finanziamenti giunti per il territorio lametino il sindaco Paolo Mascaro, dando una lettura diversa sulla genesi del piano rispetto ai consiglieri di centrosinistra in opposizione, rimarcando che «la pratica delle anticipazioni di tesoreria sotto questa gestione è venuta sempre più meno, nel 2022 non c’è stato un giorno in cui si è richiesto di aderire a questa pratica. Abbiamo dovuto ripianare i fondi dei anticipazione di liquidità ed altri capitoli di spesa» andando così a riepilogare dati e numeri economici ereditati ed attuali «perché con sacrifici e rigore amministrativo stiamo vedendo l’uscita dal piano di riequilibrio, non so quanti altri Comuni possano dire di non essere passati dal predissesto al dissesto».

Al netto delle divergenze e beghe politiche nelle dichiarazioni di voto che non aggiungono molto, la pratica passa dopo 2 ore con tutti favorevoli i 22 presenti.

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