“La compassione non è un atto pietistico, non è in ordine alla cronicizzazione del male”

Prima domenica da vescovo per Serafino Parisi tra messa in cattedrale ed incontro con la comunità ortodossa

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«Decidere di interrompere il mio cammino per prendere l’iniziativa di andare verso chi ha bisogno» è la sollecitazione che il vescovo Serafino Parisi stasera, nel corso della sua prima celebrazione eucaristica dopo il suo ingresso in Diocesi, ha rivolto ai fedeli in cattedrale durante l’omelia, partendo dal brano del Vangelo del giorno ed invitando a riflettere sulla frase: “…ed ebbe compassione di lui”.

La compassione, quella che ciascun cristiano dovrebbe avere nei confronti dell’altro, di chi è abbandonato ai bordi della strada. «Risollevare chi è stato buttato al lato della strada per la cattiveria dell’uomo», ha sottolineato monsignor Parisi spiegando che «la compassione non è un atto pietistico, non è in ordine alla cronicizzazione del male ma è nell’ordine di risollevare l’umanità. Io – ha aggiunto – sento il richiamo di colui che è al lato della strada e verso di lui divento prossimo. Diventare prossimo significa assumermi la responsabilità della sua vita. Cioè l’altro mi interessa a tal punto che mi lascio coinvolgere dalla sua vicenda. Facendolo, io colgo la sua richiesta di aiuto e, responsabilmente per me e per lui, decido di mettermi in cammino».

In mattinata, monsignor Parisi, dopo essersi recato al Museo diocesano dove è esposta l’opera di Mattia Preti “Gli evangelisti Luca e Giovanni”, ha fatto visita, per un breve saluto ma con l’impegno di un prossimo incontro, alla comunità romena-ortodossa riunitasi nella chiesa di Santa Caterina per pregare. Quindi, dopo un caffè al bar e l’acquisto dei giornali in edicola, si è soffermato a parlare con alcune persone con le quali si è intrattenuto qualche minuto prima di rientrare in Episcopio.

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