“Una crisi politica non motivata potrà solo massacrare e fermare questa città non si sa bene per quali interessi”

In consiglio comunale il panegirico politico sembra sollecitare la maggioranza a tornare ad avere i numeri e mandare avanti il mandato, il sindaco chiarisce i termini dei confronti avuti con i dissidenti

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Copione rispettato per la seconda convocazione del consiglio comunale in via Perugini. Alle 12:40 primo appello, con stesse formazioni delle 24 ore precedenti: Paradiso, Grandinetti, Pulice, Caruso, Spinelli e D’Amico nei banchi della maggioranza; Piccioni, Villella, Cittadino, Pegna, Gianturco, Rubino, Lorena, Gallo, Folino nell’opposizione; Mastroianni e Nicotera negli scranni della presidenza sopra giunta e sindaco.

Sebbene i 42 punti all’ordine del giorno siano totalmente mozioni, interrogazioni, interpellanze avanzate dalla minoranza, la stessa continua a preferire di cavalcare la tigre della maggioranza presente a metà piuttosto che andare avanti con il question time, ponendo la questione politica davanti alla gestione amministrativa già da ora in vista delle scadenze legate all’approvazione dei bilanci di previsione (maggio) e consuntivo (aprile). In aula il dibattito interessa sostanzialmente solo i presenti (testimonianza è l’assenza costante di cittadini in aula, anche se paradossalmente una delle mozioni all’ordine del giorno chiede proprio la diretta streaming dei lavori nell’aula Luisi), anche se si dichiara di voler parlare per l’interesse della città.

Dall’opposizione, nello spiegare la propria posizione critica, Lucia Cittadino annuncia la volontà di abbandonare i lavori e non presenziare le sedute di commissione data l’assenza di una maggioranza stabile.

Ruggero Pegna chiede di riconoscere il senso di responsabilità dell’opposizione per la presenza in aula, anche se all’ordine del giorno il question time ha solo proposte della minoranza che però già nella precedente seduta non si sono volute discutere, salvo poi lamentarsi che le stesse non vengano votate o ricevute risposte. Si accusa il sindaco di non riuscire a ricucire lo strappo con i consiglieri dissidenti, le cui conseguenze a cascata finiscono anche nelle commissioni.

Mimmo Gianturco riprende le critiche ai dissidenti per il ruolo che ricoprono nelle commissioni, anche se paradossalmente le commissioni citate si sono tenute anche in questa fase di dissidi interni alla maggioranza.

Aquila Villella chiede ai consiglieri di maggioranza di lasciare l’aula per far emergere le contraddizioni interne, mentre dopo un’ora di lavori ancora non si è toccato neanche 1 dei 42 punti all’ordine del giorno.

Rosario Piccioni interpreta le assenze come delusione per l’agire amministrativo, non negando come fino ad oggi pubblicamente nessuno dei dissidenti abbia preso posizione in tal senso.

Dalla maggioranza unico intervento è di Antonietta D’Amico che richiama i consiglieri alla proprie responsabilità di amministratori, con ruoli opposti tra gli schieramenti politici, senza basarsi su equilibrisimi di convenienza.

Il panegirico politico alla fine sembra più sollecitare la maggioranza a tornare ad avere i numeri e mandare avanti il mandato, non volendo l’opposizione prendersi la responsabilità di una fine anticipata dell’amministrazione comunale.

Il microfono non funzionante in apertura di intervento del sindaco spezza un po’ di tensione in aula, con Paolo Mascaro a ribadire la propria visione della situazione più tecnica che politica: tutti si è chiamati a lavorare per la città; chi è assente senza motivo valido sbaglia; non bisogna vanificare il lavoro svolto fino ad ora, né nascondere le criticità su cui si deve intervenire; crisi politica non può fermare l’agire amministrativo, ripercorrendo l’elenco noto di atti amministrativi tra Psc, Multiservizi, finanziamenti ottenuti, lavori in corso. La chiusura è netta, bollando il tutto come «una crisi politica non motivata, che potrà solo massacrare e fermare questa città non si sa bene per quali interessi. Con i consiglieri oggi ancora assenti si ci è confrontati anche prima di queste sedute, non c’erano malumori, si sono raccolte segnalazioni e richieste condivisibili in ambito cimiteriale, urbanistico, decoro urbano. Per vedere tutto messo in pratica nell’immediato servirebbe una macchina amministrativa diversa, sulla linea politiche di nomine ed assessori come sindaco ho sempre messo in chiaro la mia posizione di voler nominare tecnici esterni. Le critiche, se dovessero arrivare, si discutano nell’ambito dei contenuti e non di interessi singoli».

Segue pausa da parte dell’opposizione per capire il da farsi, rientrando poi in aula per quanto previsto come ordine del giorno. In caso di mozione di sfiducia approvata da 13 consiglieri, da votare non prima di 10 giorni e non oltre 30 dalla presentazione (nel caso si fosse presentata oggi 17 aprile – 6 maggio), Lamezia Terme sarebbe commissariata per più di un anno. Se lo scioglimento sarebbe celere, non parimenti il ritorno alle urne, prevedendo la normativa (Legge 30 aprile 1999, n. 120, aggiornata l’ultima volta il 28/09/2000) che «le elezioni dei consigli comunali e provinciali che devono essere rinnovati per motivi diversi dalla scadenza del mandato si svolgono nella stessa giornata domenicale di cui all’articolo 1 (ovvero una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno, con per il 2023 data scelta il 14 maggio ufficializzata come da norma almeno 55 giorni prima l’apertura delle operazioni di voto, nb) se le condizioni che rendono necessario il rinnovo si sono verificate entro il 24 febbraio, ovvero nello stesso periodo di cui all’articolo 1 dell’anno successivo, se le condizioni si sono verificate oltre tale data».

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