Lo spettacolo Dellamore in scena all’Umberto

Lunedì e martedì l'ultima fatica del laboratorio Il Teatro che non c'era andrà in scena con un ricorda per Fiorella Folino.

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    Proseguono gli spettacoli finali per i laboratori teatrali comunali. Lunedì e martedì al Teatro Umberto sarà la volta di calcare il palco per i ragazzi de “Il Teatro che non c’era”, laboratorio al sesto anno di attività che per lo spettacolo 2013 “rivisiterà” un proprio spettacolo come “Dellamore”, di cui l’attuale guida, Achille Iera, era al tempo uno dei protagonisti.

    Un “passaggio di testimone” ricevuto da Francesco Pileggi, che del laboratorio è l’ideatore e regista delle precedenti edizioni (“Legami”, “Dell’amore che non muore”, “Giallo cammello”, “Balla Cenerè balla ”, “Sudamu”), con un pensiero anche per Fiorella Folino, una giovane ragazza deceduta ad inizio gennaio che in passato aveva partecipato come attrice nello spettacolo “Balla Cenerè Balla”.

    «Siamo fieri  – ha detto il sindaco Speranza – di avere tanti giovani di talento e un regista che in questi anni ha prodotto arte e spettacoli di ottimo livello, trasmettendo forti emozioni e sentimenti profondi. Questa esperienza, grazie alla sensibilità di Francesco, portata avanti con passione da Achille, ha lasciato  una traccia nella città e nelle giovani generazioni coinvolte. Una risorsa su cui ho puntato molto, soprattutto per la missione educativa e sociale, oltre che culturale, degli spettacoli, che hanno aiutato i giovani ad arricchirsi interiormente e a crescere civilmente».

    Per l’autore dell’opera, Pileggi, «in Dell’amore gli eroi omerici abbandonano i panni del “mito” per avvicinarsi alle debolezze degli uomini», mentre l’allievo Iera rivela come «in questi anni ho avuto la fortuna di incrociare le vite e le esperienze di molti ragazzi, genitori, addetti ai lavori o gente che ci seguiva e ci segue per pura simpatia. E su tutte mi sono rimaste nel cuore, nella mente: le energie positive, la voglia di immaginare altro e di ingegnarsi per metterlo in pratica tutti i giorni, la forza nel portare avanti il lavoro, anche quando è davvero tosta; e, infine, la necessità di esserci, di dire, che si è insinuata in tutti coloro con cui ha lavorato». 

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