Gli affidamenti contestati al centro dello scioglimento del consiglio comunale principalmente nel 2016

Nella relazione del Ministro Minniti indicati alcuni casi che riguardano gli uffici di via Perugini

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    Anche se non scritto chiaramente nella relazione inviata il 17 novembre alla base del decreto di scioglimento del consiglio comunale di Lamezia Terme (la cui pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale tarda ancora ad arrivare, nonostante sia stata firmata il 24 novembre dal Presidente della Repubblica), implicitamente sembrerebbe che commissione d’accesso, Prefetto e Ministro dell’Interno contestino uno dei punti più volte ribaditi dall’ex sindaco Paolo Mascaro: difficile garantire per la regolarità ed integrità di ogni atto amministrativo prodotto, specie quando i poteri tra organi di indirizzo politico e quelli di tipo amministrativo hanno compiti diversi ed in fasi differenti dell’iter non dovrebbero più interferire gli uni con gli altri.
    Per quanto riguarda le attività degli uffici di via Perugini dall’attività della commissione è emerso «un diffuso quadro di illegalità, in diversi settori dell’ente che, unitamente ad un generale disordine amministrativo, si sono rilevati funzionali al mantenimento di assetti predeterminati con soggetti organici o contigui alle organizzazioni criminali egemoni ed al consequenziale sviamento dell’attività di gestione dai principi di legalità e buon andamento», il che farebbe presupporre che, a differenza dei 2 scioglimenti precedenti, ci saranno anche atti revocati e sarà interessato da provvedimenti anche l’apparato burocratico comunale (che, dopo il rimescolamento di alcuni settori, da dopo il decreto potrebbe vedere l’arrivo di nuovi dirigenti per il periodo di commissariamento, quindi fino a 2 anni).
    Tra i casi esplicitamente indicati si parla dell’affidamento per 15 anni di un bene confiscato ad una cooperativa «pressoché inattiva perché sottoposta ad indagini per indebite percezioni di erogazioni pubbliche» e con due dei soci «gravati da pregiudizi penali ed uno di loro riconducibile ad esponenti della criminalità». Il riferimento potrebbe essere alla villa su due piani, giardino e recinzione, che era di proprietà di Sergio Ugo Roberto Greco, sequestrata nel 1997 dalla Guardia di Finanza lametina al termine di un’operazione antiusura denominata “Trivella”, affidata il 27 settembre 2016 alla Agrimed D.C.C., cooperativa sociale con sede a Mesoraca, in provincia di Crotone, unica a rispondere all’avviso pubblico emanato a fine agosto 2016.
    Si lamentano però «numerose criticità nella procedura di assegnazione del bene, in particolare, ha evidenziato che dall’esame della determina di affidamento non emerge lo scopo sociale perseguito dalla cooperativa né le finalità di utilizzo dell’immobile. Ulteriori circostanze anomale di tale vicenda sono rappresentate dal fatto che alla procedura di assegnazione ha partecipato la sola cooperativa che ha poi ricevuto il bene in concessione, cooperativa che, dai controlli effettuati, non garantisce alcuna affidabilità gestionale atteso che, sono risalenti nel tempo, gli ultimi bilanci di esercizio e le altre dichiarazioni contabili». Il problema, in questo caso, sarebbe anche nella mancanza di controlli successivi all’aggiudicazione.
    Si contesta l’esistenza di «un vero e proprio ‘sistema’ che, da un lato consenti di aggiudicare appalti sempre alle medesime ditte in base ad una rotazione delle stesse e, dall’altro, attraverso il meccanismo delle proroghe ripetute permette alla ditte un sostanziale recupero del ribasso offerto in sede di gara. Tale consolidato modus operandi ha permesso di eludere le disposizioni in materia di informazioni antimafia». Sui ribassi di asta utilizzati per lavori complementari e migliorativi rispetto a quanto previsto in origine, inoltre, è anche richiamata l’attenzione nel nuovo codice degli appalti.
    Si reputa poi «significativa la vicenda relativa ad una impresa alla quale sono stati aggiudicati con contratto stipulato nell’agosto 2016 lavori per la manutenzione delle strade comunali – per l’importo di circa 270.000 euro – a cui è seguita, nei mesi di novembre e dicembre 2016, l’assegnazione sempre alla stessa ditta e senza alcuna gara di nuovi lavori per l’importo di oltre 40.000 euro, soglia che supera il tetto previsto dalla normativa comunitaria per gli affidamenti diretti».
    Il 30 dicembre 2015 l’impresa di Pietro Torchia aveva ottenuto i lavori di manutenzione periodica delle vie, piazze, strade esterne, rurali ed altre di interesse comunale per il 2016 (servizio già effettuato nel 2014), al prezzo di 226.072,95 euro al netto del ribasso offerto del 36,681% e comprensivo degli oneri di sicurezza e costo del personale. Negli ultimi mesi del 2016 alla stessa ditta erano stati affidati, tramite procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando, lavori complementari di riqualificazione in Piazza della Repubblica per 21.605,71 euro (di cui la ditta aveva ottenuto l’appalto nell’agosto 2015) e 39941,19 euro di lavori rientranti nell’accordo quadro vigente.
    Secondo la relazione «gli accertamenti effettuati dalle forze dell’ordine hanno inoltre messo in rilievo che il titolare dell’impresa aggiudicataria di tali lavori è persona gravata da numerose segnalazioni all’autorità giudiziaria per diverse fattispecie di reato ed ha rapporti di frequentazione con soggetti riconducibili alla locale criminalità organizzata, e che alcuni dipendenti dell’impresa sono indagati per indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato».
    Si concentra poi l’attenzione sull’irregolarità nell’affidamento del servizio mensa scolastica: l’interdittiva antimafia arrivata dalla Prefettura di Cosenza il 28 aprile nei confronti della Cardamone Group aveva fatto si che da via Perugini si procedesse il 10 maggio alla revoca del servizio con relativo scorrimento della graduatoria e aggiudicazione all’Ati seconda classificata Siarc spa – CO.SE.C. – C.O.T..
    L’organo ispettivo ha rilevato «numerose irregolarità ed anomalie sia in sede di nomina e sostituzione dei componenti la commissione giudicatrice sia in ordine alle modalità di valutazione delle offerte», con la commissione giudicatrice nominata il 23 settembre e composta da Nadia Aiello (dirigente comune di Lamezia Terme) in qualità di presidente, e componenti Amato Paola e Clementina Vesci (entrambe assistenti sociali del Comune di Lamezia Terme), mentre il giorno prima c’era stata la presa d’atto del “potenziale conflitto di interessi” di Gennaro Miceli, con il segretario verbalizzante Saverio Notarianni divenuto anche componente insieme a Gianfranco Terenzio della commissione di gara presieduta dalla dirigente Belvedere.
    Nella relazione si sottolinea come «la gara è stata aggiudicata nel mese di febbraio 2017 ad una impresa che già aveva svolto lo stesso servizio nel triennio precedente ed il cui socio di maggioranza è gravato da precedenti penali» e che «la società in argomento fino ad agosto 2017 deteneva anche il 20% del capitale sociale di altra società a sua volta destinataria, sin dal mese di gennaio 2016, di provvedimento di interdittiva antimafia».
    Altro passaggio è sul servizio del verde pubblico, in cui si punta il dito contro «un ripetuto ricorso ad assegnazioni dirette sulla base di infondati motivi di urgenza», ritenendo che «negli anni 2016/2017 l’ente, frazionando le prestazioni e le relative spese in elusione della normativa di settore, ha permesso ad una cooperativa, in via esclusiva o in associazione con altre imprese, di essere destinataria di più affidamenti e successive proroghe», contestando così forse l’uso dell’albo delle associazioni di promozione sociale che operano nel verde pubblico – decoro urbano (con sostanzialmente solo Lamezia Verde e Malgrado Tutto a rispondere presente quando chiamate in causa).
    Si lamenta che invece di «procedere alla dovuta pianificazione e programmazione degli interventi manutentivi e porre in essere un’unica gara, al fine di garantire un servizio omogeneo e costante, ha ripetutamente fatto ricorso all’istituto dell’affidamento diretto attraverso singole determine, alcune delle quali prive della corretta identificazione del luogo ove effettuare la manutenzione ed altre addirittura mancanti del periodo di durata della prestazione del servizio. Emblematico in tal senso si è rivelato l’esame di due determine dirigenziali con la prima delle quali il servizio di decoro del verde pubblico è affidato per un importo di circa 160.000 euro alla predetta cooperativa facente parte di una ATI e, solamente quattro mesi dopo, lo stesso servizio è nuovamente affidato alla stessa ATI per un importo di circa 50.000 euro».
    A luglio 2015 la manutenzione del verde pubblico lametino era stata affidata fino al termine dell’anno all’A.T.I. costituita da E.CO. SUD – Malgrado Tutto – Lamezia Libera, unica domanda pervenuta (con un ribasso del 2% sulla base d’asta, aggiudicandosi così il servizio per 159.805,20 euro comprensivi degli oneri dei piani di sicurezza) all’avviso pubblico deliberato in giunta il 31 marzo. Il 22 luglio 2016 nuovo incarico trimestrale, per un budget complessivo di 48.073,74 euro da liquidare con atti successivi alla scadenza dei tre mesi previa acquisizione di fatture, all’Ati formata da Eco Sud, Malgrado Tutto e Lamezia Libera per gli interventi «sulle aree verdi di maggiore visibilità, sulla viabilità, nei siti di interesse storico ed archelogico, sul decoro di piazze, vasche con relativa sanitarizzazione, fontane storiche, aiuole e fioriere, sulla base delle indicazioni che saranno comunicate dal Comune all’A.T.I. affidataria».
    Gi.Ga.

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