Per lo scioglimento del consiglio comunale la parte politica indiziata anche per vicende di tipo extraistituzionale

Contestati anche gli ambiti lavorativi o familiari degli esponenti lametini

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    Nel contesto dello scioglimenti del consiglio comunale, oltre alle contestazioni fatte agli uffici comunali, anche la parte politica non è esente da richiami in forma diretta, pur se con vicende di tipo extraistituzionale. «Fonti tecniche di prova hanno attestato come la campagna elettorale per il rinnovo degli organi elettivi sia stata caratterizzata da un’illecita acquisizione dei voti che ha riguardato, direttamente o indirettamente, esponenti della maggioranza e della minoranza consiliare», ammonisce nella propria relazione al Presidente della Repubblica il Ministro dell’Interno Marco Minniti, facendo riferimento all’operazione Crisalide in cui risultano indagati 2 consiglieri comunali eletti, Paladino e Pasqualino Ruberto, nonché il candidato Antonio Mazza, oltre al fidanzato della poi consigliera Marialucia Raso, dopo la quale era stato disposto dal Prefetto di Catanzaro Luisa Latella nel giugno 2017 l’arrivo in via Perugini della commissione d’accesso. Per Minniti esiste un «raffronto tra le risultanze dell’accesso attuale e quelle che diedero luogo agli scioglimenti per infiltrazioni nel 1991 e nel 2002 rinvenendo, in assoluta continuità, la persistenza delle medesime dinamiche collusive e dell’operatività degli stessi personaggi di spicco delle organizzazioni criminali dominanti in quel territorio», anche se rispetto ai 2 casi precedenti la normativa legata all’art 143 del Tuel ha subito delle modifiche e degli aggiornamenti.
    Nella relazione si afferma che «è inoltre stata rilevata una sostanziale continuità amministrativa, atteso che molti degli attuali amministratori hanno fatto parte, a diverso titolo, della compagine eletta nel 2010. Ulteriore rilevante elemento che evidenzia un contesto ambientale compromesso è rappresentato dalla sussistenza di cointeressenze, frequentazioni, rapporti a vario titolo tra numerosi componenti sia dell’organo esecutivo che di quello consiliare con soggetti appartenenti alla criminalità organizzata».
    Al riguardo, la relazione del Prefetto citata da Minniti fa riferimento alla posizione del primo cittadino Paolo Mascaro, eletto a capo di una coalizione di centrodestra, e del suo secondo in ordine temporale vicesindaco, entrambi avvocati, che sino ai primi mesi del 2016 «hanno assunto, contemporaneamente, la veste di difensori di fiducia di esponenti di massima rilevanza delle cosche e di loro sodali e quella di organi di vertice dell’Amministrazione comunale». La rinuncia all’incarico di difensori, si fa presente nella relazione, è giunta «solo a marzo e maggio 2016, a seguito della costituzione di parte civile del Comune nei processi» e «il mandato conferito al sindaco è stato assunto da altro professionista in stretti rapporti di affinità con il primo cittadino».
    Il 5 maggio 2016 l’allora vicesindaco Massimiliano Carnovale rinunciava infatti all’incarico difensivo di Vincenzino Iannazzo nel processo denominato Andromeda pendente dinanzi al Giudice dell’udienza Preliminare di Catanzaro, dimettendosi poi il 30 maggio 2017 (dopo un confronto interno al proprio partito e con il senatore Gentile) nel clima di polemiche post Crisalide.
    Da par suo su Facebook (canale mediatico prediletto) Mascaro si è già espresso replicando che «si contesta al sottoscritto di aver mantenuto la difesa di coimputato di ex candidato coinvolto nell’inchiesta “Columbus”» mentre «il sottoscritto sin dall’08 maggio 2015, e cioè immediatamente dopo l’arresto e ben prima dell’elezione a Sindaco, ha rinunciato al detto incarico professionale non svolgendo, quindi, nel processo Columbus alcun atto difensivo e non partecipando mai ad alcuna attività e neanche all’interrogatorio di garanzia» ritenendo che «non è vero infatti ne’ che sia stata svolta attività defensionale in favore di esponenti di massima rilevanza delle cosche sino al momento della costituzione di parte civile del Comune ne’ che nel marzo 2016 detta attività sia stata poi assunta da affine».
    Il prefetto nella propria relazione del 12 ottobre evidenzia come «l’intricata rete di rapporti e cointeressenze tra amministratori e soggetti con precedenti penali è ulteriormente attestata dalla circostanza che un consigliere comunale e il coniuge di questi sono indagati per numerosi gravi reati, tra i quali quello di bancarotta fraudolenta, per quest’ultimo unitamente ad un libero professionista che è in stretti rapporti d’affinità con una dipendente comunale». Il riferimento è all’inchiesta della Guardia di Finanza per i reati di bancarotta fraudolenta, omessa dichiarazione dei redditi e peculato che aveva coinvolto a fine giugno Giuseppe Cristaudo e la moglie Titina Caruso (capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale) con la misura del divieto temporaneo di esercitare ogni attività di impresa, e contemporaneamente Battista Cristaudo (marito della dirigente Nadia Aiello) il divieto di esercitare la professione di commercialista. I primi due soggetti erano stati già colpiti nel novembre 2015 da misure interdittive nell’ambito dell’Operazione “Tyche” con l’accusa di peculato, bancarotta fraudolenta, dichiarazione infedele e circonvenzione di incapace, commessi nell’ambito del fallimento della Caruso Group S.r.l., società a loro riconducibile e operante nel settore della gestione di videogiochi ed apparecchi da intrattenimento. In quella circostanza, ai finanzieri non erano sfuggiti alcuni beni confluiti nella società lametina Automatic Games S.r.l., costituita dai due coniugi e poi dichiarata fallita nel 2014.
    Vicende che poi, in alcuni casi, hanno avuto aggiornamenti e seguito diverso rispetto all’inizio.
    Gi.Ga.

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