Dopo la chiusura degli impianti sportivi annunciata una manifestazione per il 19 gennaio

La società sportive rimarcano paradossi ed incongruenze del percorso intrapreso

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    La reazione delle società sportive alla chiusura degli impianti non si è fatta attendere, annunciando per venerdì 19 gennaio una manifestazione pubblica cittadina a supporto e per lo sport, i cui dettagli saranno comunicati in seguito.
    Dopo un primo allarme di ottobre, e la riunione in Prefettura tra le parti interessate in cui si parlava di piccole o maggiori mancanze da dover correggere, per le associazioni, unite in comitato, «è del tutto evidente che nessuna delle associazioni che utilizza le strutture sportive interessate intende agire nell’illegalità, come sembra si voglia evidenziare, non essendo interesse o volontà di nessuno mettere a rischio l’incolumità di alcuno. Il rispetto delle regole  è un principio fondamentale che anima ogni disciplina sportiva e nessuno lo mette in dubbio, non può però d’altra parte diventare un limite ostativo per l’esercizio di altri diritti. La costituzione stessa garantisce  che lo Stato si impegna a rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono il godimento dei principi fondamentali e rimuovere significa adoperarsi per risolvere non chiudere per non affrontare i problemi. La nostra  disponibilità operativa è stata più volte manifestata sempre nel rispetto della massima collaborazione e delle regole civili».
    Alla luce dell’odierna ordinanza il problema rimane però di tipo tecnico, tra discrasie ed incongruenze tra documenti (la cui competenza è degli uffici comunali, così come gli interventi necessari a superare le criticità), sostenendo che «ad oggi non è stato comunicato, manifestato e/o notificato ai gestori degli 11 impianti che non sarebbero a norma, nessun atto o documento che indichi le problematiche esistenti cosicchè non è dato sapere nè quali siano gli ostacoli che impediscono l’accesso al pubblico nè gli interventi da mettere in atto per ovviare agli stessi. Ancora più inspiegabile è poi che nessun sopralluogo sia stato eseguito per accertare la reale situazione degli impianti per cui la visione che si ha e viene fornita degli stessi è ancorata a dati documentali vetusti e probabilmente carenti che non tengono conto della reale condizione».
    Si ammette che «se la situazione della maggior parte degli impianti sarebbe facilmente risolvibile, anche se non vengono forniti tempi e modalità di intervento, lo stesso non sarebbe per il palazzetto dello sport. Per quanto ci consta però, in relazione alla situazione del palazzetto,  a seguito del verbale della Commissione  di vigilanza del 9 marzo 2017 sono stati eseguiti tutti i lavori indicati ma la commissione stessa non è successivamente intervenuta, seppur interpellata, per verificare il corretto adempimento di tali prescrizioni. È chiaro che fermandosi al verbale del 9 marzo e senza eseguire le verifiche “sul campo” emerga una situazione di rischio che in effetti non esiste o comunque è assai limitata essendo stati adottati tutti i necessari accorgimenti indicati.
    Allo stato, per quanto emerge da una indagine condotta in questi giorni da nostri delegati, l’importo dei lavori necessari per rendere l’impianto perfettamente a norma ammonterebbe a qualche migliaio di euro».
    Le società però in merito al Palasparti evidenziano un’altra anomalia, ovvero che «è “area di ricovero per la popolazione  (area n3) di tipo b” istituita dalla protezione civile. A questo punto ci si chiede se tale aspetto sia stato tenuto in considerazione, e se siano state informate tutte le autorità preposte visto che in caso di calamità il luogo di ricovero risulterebbe non essere idoneo.  Chiediamo quindi il pronto intervento di tutti gli enti interessati (Protezione Civile, Regione, Provincia) affinché si provveda immediatamente a rendere idoneo e sicuro l’impianto realizzando con urgenza tutte le opere necessarie e per renderlo luogo sicuro non per gli spettatori (pochi) delle partite ma per la popolazione che dovesse in massa essere costretta ad utilizzarlo in caso di calamità. Con tutte le responsabilità del caso». Per altro anche gli altri impianti sportivi (come Renda, Riga, Fronti, etc) son inserite nel piano comunale di protezione civile come aree di assembramento.
    Si ribadisce così la richiesta di controllare anche i certificati e la sicurezza degli altri immobili, «a partire dalla locale Caserma dei Vigili del Fuoco fino a giungere alle scuole che ospitano centinaia di bambini e nostri figli. Ci viene opposto , alle nostre domande, che in questi casi si tratta di luoghi presso i quali non vengono esercitati pubblici spettacoli e quindi non ci sarebbero le stesse prescrizioni adottate per gli impianti sportivi. A parte la problematica sulla sicurezza, che prescinde dall’uso degli edifici e dovrebbe essere sicuramente messa al primo posto in una zona ad alto rischio sismico quale è la nostra, ci chiediamo perché  il concetto di legalità, di cui tanto si parla, venga applicato soltanto allo Sport come se il ripristino della stessa riguardi solo e soltanto gli impianti sportivi».
    L’attuale situazione, al di là dei tempi di soluzione, pone anche un pericolo per l’immediato futuro perché «tutte le nostre associazioni stanno avendo un danno economico-sociale rilevante in conseguenza della chiusura degli impianti. È ovvio che tale situazione, protraendosi nel tempo, porterebbe alla fine di ogni attività sportiva perché nessuno di noi in un futuro prossimo si sognerebbe di affrontare campionati senza strutture cittadine. Questo danno dovrà in qualche modo essere risarcito da chi lo ha provocato e da chi non si è adoperato per rimuoverlo attuando le misure urgenti per rendere le strutture fruibili anche con prescrizioni minime e delineate. Ci riserviamo quindi ogni tipo di azione giudiziaria a nostra tutela sulla premessa che abbiamo iniziato la nostra attività con autorizzazioni rilasciate dal Comune, in base alle condizioni delle strutture, che oggi ci vengono revocate pur permanendo le stesse condizioni (o anche migliori) delle strutture stesse».
    Tra società e commissari, però, il ruolo di maggiore responsabilità nel risolvere la problematica rimane quello degli uffici, chiamati a redigere la documentazione richiesta, convocare la commissione dei vigili del fuoco, trovare il modo di effettuare gli interventi risolutivi che non potrebbero essere portati a compimento dalle stesse società
    g.g.

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