Basket, nell’intervista interna in casa Lamezia è la volta di Alfredo Lazzarotti

Uno dei giocatori più esperti in roster, nelle ultime stagioni anche coach nel settore giovanile

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    Dopo aver vinto la gara contro Rende, altro scontro al vertice domenica per il Basketball Lamezia, atteso domenica in casa della Vis Reggio Calabria per il penultimo turno di stagione regolare (anche se i gialloblu hanno ancora da recuperare la gara contro la scuola Basket Viola non disputata il 6 gennaio per la chiusura al pubblico del Palasparti, che probabilmente si effettuerà in un turno infrasettimanale prima della fine del mese).
    Nell’intervista interna in casa Lamezia a parlare è stato così uno dei giocatori più esperti, Alfredo Lazzarotti, che nelle ultime stagioni sta portando anche parallelamente avanti il ruolo di allenatore nel settore giovanile.
    «Avevo solo 6 anni quando ho iniziato a giocare anche grazie alla passione trasmessa da mio padre con la Nuova Garden del prof. Mimmo Perri», ricorda Lazzarotti, il cui esordio con la prima squadra arriverà circa 9 anni dopo: «Emozione indescrivibile! Palazzetto pieno, solo 15 anni, non ricordo bene contro quale squadra ma le immagini di quel giorno sono indelebili».
    Cresciuto nel mito di “Magic” Johnson, non ha sposato però i colori gialloviola Lakers: «il mio cuore è rossonero, sono cresciuto con il grande Milan mentre nel basket la mia squadra preferita è Cleveland».
    Carriera lunga, con palma dell’allenatore più influente data a Damiano Ragusa, con momenti felici e meno: «la vittoria del campionato a Pianopoli è stata davvero una grande gioia, al termine di un biennio davvero favoloso che ha racchiuso anche una sconfitta bruciante in finale nel primo anno. I ricordi brutti purtroppo sono più che recenti, mi riferisco alla cavalcata dello scorso anno che si è spenta proprio un centimetro prima del traguardo a Fabriano».
    Tanti i difetti («tantissimi, per fortuna la generosità e il mettermi sempre a servizio della squadra hanno colmato i miei tanti difetti negli anni») e riti scaramantici («dalla canzone preferita al calzino, dalla maglia all’uscita dallo spogliatoio per finire con il cinque ai compagni»), il mondo del basket a stelle e strisce torna nuovamente quando si parla di sogni al momento irrealizzabili, come quello di diventare tramite magia «assistente di Gregg Popovich, coach dei San Antonio Spurs in NBA, un vero genio della pallacanestro». Quanto meno, ad oggi, il ruolo è coperto da un italiano, Ettore Messina.
    g.g.

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