«I commissari dovrebbero lavorare 7 giorni su 7 e avere più potere di amministrare come se ci fosse un sindaco»

Anche Gratteri non è tenero con le soluzioni messe in campo dallo Stato dopo gli scioglimenti dei consigli comunali

Più informazioni su


    Per il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, intervistato sul palco della festa del Fatto Quotidiano alla Versiliana di Marina di Pietrasanta, «nel breve periodo avremo molti più comuni sciolti per mafia, perché è sempre più forte il rapporto tra mafia e politica. E negli ultimi decenni è la politica è sempre più debole, rispetto a una mafia sempre più forte e presente costantemente sul territorio, mentre il politico una volta eletto scompare».
    Mentre a Lamezia l’appeal ed il consenso per l’azione della terna commissariale non è alto, anche Gratteri non è tenero con le soluzioni messe in campo dallo Stato dopo gli scioglimenti dei consigli comunali, non condividendo le ipotesi di revisione del Tuel che prevederebbero solo la rimozione di eventuali responsabili e non più il totale azzeramento dell’amministrazione comunale, ma accusando anche che «così come è la gestione commissariale non funziona, ed anzi spesso fa rimpiangere l’amministrazione sciolta per mafia. Non è possibile mettere nella terna commissariale un Prefetto a scavallo, mentre invece i commissari dovrebbero lavorare 7 giorni su 7 e avere più potere di amministrare come se ci fosse un sindaco, annullare tutte le delibere approvate dalla giunta comunale di prima. Non basta solo togliere il sindaco e la giunta, ma si dovrebbe azzerare tutto quello che è stato fatto sul piano amministrativo, perché ci sono casi da noi constatati in cui a comando dei vigili urbani c’era la figlia del capo mafia locale». Attualmente, invece, il Tuel prevede che ad essere revocati siano gli atti che hanno favorito la criminalità organizzata, anche se ad oggi a Lamezia nessun atto è stato revocato con tali ragioni dall’attuale terna commissariale.
    Il Procuratore si dice scettico anche in merito alla formazione delle liste, «perché chi si candida cerca il consenso e spesso si scelgono anche giovani che sono legati marginalmente con gli ambienti mafiosi ma ne fanno parte», illustrando invece in modo più dettagliato i modi di affiliazione, l’internazionalizzazione della ndrangheta sull’onda della globalizzazione, l’atteggiamento giudicato poco incisivo da parte dell’Europa sulla mafia infiltrata all’estero.
    g.g.

    IL VIDEO COMPLETO DELL’INCONTRO

    Più informazioni su