«I commissari come Ponzio Pilato», secondo l’ex consigliere comunale Giandomenico Crapis

Aspetti che, però, sarebbero potuti essere contestati già a dicembre, con la rotazione dei settori tra i 3 dirigenti sopravvissuti, o dopo i mancati appuntamenti non rispettati, e non a metà mandato dalla terna commissariale.

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    «I commissari come Ponzio Pilato», secondo l’ex consigliere comunale Giandomenico Crapis, «chiudono, vietano, negano, rifiutano; invece di trovare soluzioni, arrovellarsi per risolvere i problemi, anche a costo di rinunciare a qualche giorno di vacanza; messi davanti ad una difficoltà da superare, ad una responsabilità da assumersi, scelgono la via più comoda, quella di lavarsene le mani. Eppure lo Stato li ha mandati a Lamezia per gestire la cosa pubblica con tutte, ci dispiace per loro, le gatte da pelare che ciò comporta».
    Crapis reputa che «di fronte alla loro inadeguatezza si finisce con il dare la colpa allo Stato (che la terna rappresenta), allontanando da esso ancor di più la fiducia di una comunità che ha visto, per giunta, il proprio organo elettivo sciolto per mafia. Non mi sembra un bel risultato per dei servitori dello Stato», perché «se non si alimenta questo tipo di socialità virtuosa, quella sportiva e quella culturale di cui per fortuna siamo ricchi, in una città dove invece è ben presente l’associazionismo criminale con i clan, le famiglie, le cosche, non si commette un errore devastante? E non ci si venga a dire che tutto è fuorilegge, perché nella maggior parte dei casi gli adempimenti normativi per le strutture chiuse non sono impossibili. Anzi, con uno sforzo in più, facilmente ovviabili, sempre che l’obiettivo sia quello di risolvere i problemi di Lamezia e non di tirare a campare».
    Crapis ricorda «inadempienze, scadenze mancate e ritardi: come per Bilancio di previsione, Peg, rendiconto 2017, fabbisogno del personale, e non solo. Di fronte ad una situazione sempre più allarmante nel settore amministrativo, manca il segretario generale (figura centrale), dirigenti importanti sono in malattia, altri in pensione, ma non uno scatto, un’invenzione, una decisione forte da parte di chi rappresenta lo Stato. Non si capisce, a questo proposito, perché i commissari, che hanno poteri speciali proprio in virtù del loro ruolo, abbiano rinunciato ad inserire qualsiasi novità nella macchina comunale, non abbiano mai chiesto, come nelle loro possibilità, il supporto di altri dirigenti della pubblica amministrazione, di quelle figure utili che da altre sedi potevano essere dislocate in città, anche part-time, su richiesta ai prefetti non solo calabresi». Aspetti che sarebbero potuti essere contestati già a dicembre, con la rotazione dei settori tra i 3 dirigenti “sopravvissuti”, o dopo i mancati appuntamenti non rispettati, e non a metà mandato dalla terna commissariale.
    g.g.

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