Sequestro di beni situati tra Lamezia Terme, Pianopoli e Firenze per appartenenti alle cosche lametine (CON VIDEO)

Tra i coinvolti Franco Rupa di Amantea, Luigi Trovato, Domenico Origlia, Nino Cerra e Teresina Cerra.

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    I militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Catanzaro, hanno effettuato l’ennesimo sequestro contro soggetti ritenuti vicini alla ‘ndrangheta.
    Coordinati e diretti dalla Procura della repubblica – Dda di Catanzaro, con il supporto dello Scico di Roma, hanno eseguito 6 distinti provvedimenti di sequestro di beni per un valore di oltre 14 milioni di euro.Tra i beni sequestrati ci sono 34 fabbricati, 9 attività imprenditoriali, 16 appartamenti, 2 ville lussuose, 40 terreni e 22 veicoli. Le persone coinvolte e colpite dalle misure patrimoniali sono 16 e sono tutte ritenute esponenti di spicco organici oppure soggetti contigui alle cosche di ‘ndragheta dei “Cerra-Torcasio-Gualtieri”, e dei “Giampà” di Lamezia Terme, “Gallace-Gallelli” di Guardavalle, “Anello” di Filadelfia e nei confronti di un soggetto di Amantea condannato, scrivono nella nota i militari della Guardia di Finanza, per scambio elettorale politico mafioso.
    Tra i coinvolti Franco Rupa di Amantea, Luigi Trovato, Domenico Origlia, Nino Cerra e Teresina Cerra.

    Nel lametino l’operazione ha coinvolto:
    Luigi Trovato, contiguo alla cosca di ‘ndrangheta Giampà di Lamezia Terme. Il predetto, nel luglio 2013, era stato indagato nella nota operazione di polizia convenzionalmente denominata “Perseo”, perchè ritenuto responsabile di associazione mafiosa, violazioni in materia di armi e concorso in omicidio, avendo contribuito a fornire appoggio logistico per la realizzazione di un’azione criminosa. Veniva poi arrestato nella stessa operazione Perseo per detenzione e porto d’armi con l’aggravante mafiosa. All’esito del relativo procedimento, in un primo momento veniva assolto per non aver commesso il fatto. Successivamente, a seguito del ricorso della procura della repubblica di Catanzaro, veniva condannato a 4 anni di reclusione per illecita detenzione di armi, aggravata dall’aver favorito la criminalità. Sentenza annullata dalla Corte di Cassazione, con rinvio alla corte di appello per una nuova valutazione delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia; attualmente è sub judice per tale reato. Il proposto, unitamente ai fratelli ed al coniuge, era stato, altresì, indagato per il reato di interposizione fittizia di beni, a seguito della costituzione di una società, sottoposta a sequestro nel maggio 2018, la cui attività era di fatto riconducibile a lui e agli altri suoi fratelli. Le attività svolte dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro hanno permesso di ricostruire in capo al proposto un notevole complesso patrimoniale il cui valore è risultato sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati. Il provvedimento di sequestro ha riguardato complessivamente 17 fabbricati ubicati in Lamezia Terme, 3 fabbricati in Pianopoli, 4 terreni siti a Lamezia Terme, un terreno sito in Pianopoli, un bar ubicato in una zona centrale di Lamezia Terme, 3 società con sede a Lamezia Terme operanti nel settore delle auto, e diversi rapporti bancari e finanziari, il tutto per un valore complessivo stimato superiore a un milione e mezzo di euro.

    Sempre nell’ambito dell’azione svolta dalla procura della repubblica – Dda di Catanzaro di aggressione ai beni dei soggetti legati alla criminalità organizzata, i finanzieri del gruppo di Lamezia Terme hanno, inoltre, eseguito 2 provvedimenti di prevenzione riguardanti complessivamente 13 tra capi ed esponenti di spicco della cosca “Cerra – Torcasio – Gualtieri” di Lamezia Terme e, specificatamente, nei confronti dei capi storici e carismatici procura della repubblica presso il tribunale di Catanzaro direzione distrettuale antimafia Nino e Teresina Cerra, condannati in via definitiva per art. 416 bis ed altro a seguito dell’operazione Chimera, oltre che dei loro figli e nipoti, gran parte dei quali parimenti condannati in via definitiva nella medesima operazione, ovvero coinvolti nella successiva ‘operazione Crisalide’.
    Il sequestro disposto dal tribunale di Catanzaro è giunto al termine di complesse ed articolate indagini di polizia economico-finanziaria, istituzionalmente svolte dalla guardia di finanza. I mirati accertamenti patrimoniali e reddituali delle fiamme gialle hanno dimostrato la netta sproporzione dei beni sequestrati rispetto ai redditi leciti dichiarati ed al tenore di vita mantenuto dagli indiziati, ricostruito dal 1979. I beni posti in sequestro, del valore di oltre due milioni e mezzo di euro, sono costituiti da:

    • 15 appartamenti e una lussuosa villa con piscina a Lamezia Terme;
    • un appartamento ubicato nella provincia di Firenze;
    • 3 terreni agricoli, di cui 2 coltivati a vigneto;
    • intero compendio aziendale di un’attività commerciale di abbigliamento, con sede nella provincia di Firenze;
    • intero compendio aziendale di un’attività commerciale di prodotti latteari a Lamezia Terme;
    • intero compendio aziendale di un’attività imprenditoriale a Lamezia Terme nel settore del movimento terra;
    • quote di una società operante nel settore dei “call center”;
    • 14 autoveicoli (10 autovetture e 4 motocicli);
    • un acquascooter.  

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