«Per noi il basket non finisce qua, ma il Comune sarà citato per danni per quello che ci ha combinato»

Le perdite economiche son stimate così in cifre con 5 zeri, ma anche di movimento: 150 tesserati nelle giovanili potrebbero prendere altre strade, anche se per quanto riguarda i piccoli atleti si spera di poter ripartire o continuare se riapriranno le strutture.

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    Di GIANLUCA GAMBARDELLA
    Game over per il Basketball Lamezia, che senza campi per allenamenti e partite ufficiali ha dovuto dare ufficialmente addio alla serie B, con conferenza stampa che ha trovato tra il pubblico oltre a giocatori, tifosi e genitori legati alla palla a spicchi anche dirigenti e tifosi delle altre società rimaste chiuse fuori dal Palasparti, oltre alla squadra al completo della Royal Team Lamezia.
    «Pensavamo che i lavori al palazzetto sarebbero stati di poco conto, dopo la cavalcata verso la serie B avevamo già fatto i conti con i danni dovuti alla chiusura al pubblico dell’impianto nella prima metà del 2018», ricorda Carmelo Pisani, uno dei due presidenti della società gialloblu, «a giugno da un lato si festeggiava dall’altro avevamo ancora vivi i problemi strutturali. A luglio decidiamo di andare ancora avanti, di impegnarsi in un ulteriore impegno finanziario, avendo ricevuto ad agosto come rassicurazioni dalla terna commissariale che per fine settembre il Palasparti sarebbe stato pronto. Arrivati però ad ottobre abbiamo già dovuto giocare in trasferta due partite casalinghe, ed inoltre emergono altri impedimenti. Uno stillicidio oltre il quale non possiamo e non vogliamo andare, non possiamo portare avanti il nostro sogno ma non per nostre colpe».
    L’altro massimo dirigente, Massimiliano Serrao, allarga l’analisi «al fatto che oltre al Palasparti anche altre strutture come Palagatti, Palasavutano e le palestre scolastiche rimangono chiuse per lo sport lametino. Ultimo sgarbo che ci è stato fatto lo sfratto dalla palestra di Savutano, l’unica dove possiamo praticare gli allenamenti di basket con tutti i disagi del caso. Non era una struttura adeguata a giocatori di serie B, ma si faceva anche questo sacrificio che ora ci viene vietato. Abbiamo ricevuto lo sfratto nel pomeriggio dopo che ci era stato negato ogni chiarimento la mattina stessa, né si è ritenuto valido un documento emanato dal Comune stesso nel 2014 che certifica l’agibilità della struttura».
    Serrao accusa che «questa è una vicenda che deve andare oltre i confini regionali. Non è possibile che lo Stato, ovvero la terna commissariale, tenga chiusa una struttura per 10 mesi, che centinaia di bambini rimangano senza attività sportive perché le palestre scolastiche dopo le 16 diventano inagibili e tornano agibili alle 8 del mattino per le scuole. Il Comune non sa però dire perché queste indicazioni, un atteggiamento che non ha alcuna giustificazione logica o amministrativa».
    Il presidente del Basketball auspica così che «il nostro sacrificio serva a salvare gli altri, anche se è stata una scelta dolorosa dopo 2 anni di lotta per salire di categoria. In questi 10 mesi ci siamo incontrati più volte con i dirigenti scolastici, perché da questa vicenda rischia di passare un messaggio distorto, ovvero che la legalità dichiarata da Alecci stia mettendo le manette ad un’intera città».
    Il presidente rimarca come da avvocato «ho presentato 5 denunce diverse alla Procura della Repubblica e Corte dei Conti, i tempi della giustizia son però diversi dai nostri sportivi. La città ha perso l’indotto economico generato dallo sport, hanno perso il lavoro i nostri collaboratori, tecnici e giocatori, ma anche l’opportunità di concorrere al bando regionale per mettere in regola le strutture sportive: il Comune non ha presentato progetti, non essendoci convenzioni valide ha impedito che anche le società potessero concorrere».
    Sulle ripercussioni anche economiche alla rinuncia al campionato il dg Bruno Bertucci rivela come «il Prefetto di Catanzaro questa mattina mi ha contattato per chiedere di tornare sui nostri passi, ma la Federazione Nazionale aveva già ricevuto le nostre comunicazioni, né l’impegno poteva essere di trovare un’altra struttura nell’ambito della provincia. Spero che il Prefetto stia vicina alle altre realtà lametine che stanno passando attraverso queste difficoltà. Solo chi non ha vissuto questi 10 mesi può pensare che il nostro ritiro sia dovuto a problemi economici, mentre invece insieme alla passione dei tifosi c’era anche l’indotto di sponsor ed abbonamenti. La città ci avrebbe dato una mano, mentre gli uffici comunali non hanno voluto neanche farci entrare al Palasparti per allenarci. Il movimento sportivo lametino stava portando Lamezia sulle pagine e sulle tv nazionali in modo positivo, mentre da via Perugini emergeva una totale sordità alle nostre richieste».
    Il dg rimarca come «per un bottone relativo ai pannelli solari non si riapre il Palasparti dopo aver completato i lavori, mentre per gli stadi si è seguita la linea di poter autorizzare singole partite di Promozione dopo i solleciti del Prefetto di Catanzaro. A noi è stata negata questa possibilità, non c’è la volontà di andare incontro alle società dando autorizzazioni con prescrizioni. La vicenda del Palasavutano è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma magari anche con la palestra aperta il punto di rottura sarebbe arrivato successivamente».
    Giocatori svincolati, promesse pubblicitarie da non poter onorare, indotto che le squadre ospiti portano altrove, una tifoseria da cui separarsi sono gli esiti odierni della decisione di non andare avanti in campionato che potrebbe però interessare anche le altre società lametine se non si troverà una soluzione alla chiusura totale. 
    Le perdite economiche son stimate così in cifre con 5 zeri, ma anche di movimento: 150 tesserati nelle giovanili potrebbero prendere altre strade, anche se per quanto riguarda i piccoli atleti si spera di poter ripartire o continuare se riapriranno le strutture.
    «Per noi il basket non finisce qua, ma il Comune sarà citato per danni per quello che ci ha combinato», tuona Bertucci, «ed avanti deve andare anche il Prefetto per rispetto delle altre società e dei bambini rimasti senza sport. Ci sono poi 12 milioni di euro che rischiano di essere buttati al vento per il palazzetto costruendo accanto allo stadio Carlei, una cattedrale nel deserto se si continuerà a far morire le società sportive lametine».
    Stesso sport, stessa città, una categoria inferiore è l’Enjoy rappresentata dal presidente Tommaso Colloca: «di certo non possiamo che salutare con tristezza questa notizia, la protesta pacifica non ha sortito grossi effetti ed ora stiamo passando alle vie legali per far rispondere sia alla terna che alla dirigenza comunale di quanto fatto e non portato avanti. Ci preme sottolineare come invece a Pianopoli il sindaco Cuda si è impegnato e ci ha trovato 3 sedute settimanali per allenarci, mentre in questa settimana siamo andati a Catanzaro e Cosenza a chiedere ospitalità».

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