Contratti firmati, chiavi consegnate, ma con un problema: a parte l’acqua le altre utenze non sono collegate in via Cianflone

Per quelle che, ad oggi, non sono case abitabili (mancando luce e gas, e con una fornitura idrica non a norma da regolarizzare per ogni utente) l'Aterp ha però già incassato due mesi in anticipo come caparra e la quota di registrazione del contratto, ovvero poco meno di 900 euro ad appartamento.

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    Di GIANLUCA GAMBARDELLA
    Contratti firmati, chiavi consegnate, ma con un problema: a parte l’acqua le altre utenze non solo non sono attivate, ma non hanno neanche gli allacci predisposti alla linea generale.
    Si trovano così da mesi in un limbo gli inquilini scelti tramite bando pubblico dei 12 appartamenti costruiti in via Cianflone tramite i fondi per l’edilizia residenziale sociale che saranno gestiti dall’Aterp. Proprio tra Comue ed Aterp c’è il rimbalzo di responsabilità su chi debba dare risposte, ma di aspetti su cui avere ragguagli gli inquilini ne hanno diversi. 
    Ad oltre un anno dalla scadenza del bando (pubblicato a febbraio 2017), ad inizio maggio era arrivata l’approvazione del verbale da parte della commissione provinciale riunitasi il 26 aprile in merito ai 12 appartamenti di edilizia sociale (quadrilocali di 75,88 mq per un importo annuo di 2.700 euro) realizzati in via Cianflone (oggetto per 2 volte di tentativi di occupazione abusiva), la cui graduatoria di assegnazione diventava così definitiva (l’1 dicembre c’era stata quella provvisoria) con la pubblicazione sull’albo pretorio comunale. 
    A luglio ogni assegnatario aveva scelto il proprio appartamento, firmando a settembre un contratto che prevedeva la registrazione e la relativa validità con ingresso nelle nuove case per giovani e meno giovani scelti tramite l’avviso pubblico. In via Cianflone l’Aterp fa apporre così le varie firme, consegna le chiavi, ma nessun inquilino ha ancora avuto copia del contratto, né è stato possibile “immortalare” quanto si stava siglando con la rassicurando che anche per le utenze si sarebbe risolto tutto in massimo 90 giorni per il gas e meno di una settimana per la luce. Ognuno degli assegnatari così, durante il giorno, ha iniziato lentamente ad effettuare i primi movimenti di trasloco (al primo piano gli appartamenti destinati ai portatori di handicap), ma di trasferimenti definitivi ancora non ce ne possono essere.
    Ad oggi infatti nello stabile mancano tutti i contatori e allaccio alla rete del gas (le caldaie montate hanno, paradossalmente, già predisposto l’adattatore per l’uso di bombole e sul tetto i pannelli solari presenti dovrebbero servire anche per l’acqua calda); i contatori della luce nell’ingresso non sono presenti ed al loro posto fanno bella mostra di sé fili scoperti (di contro tutte le plafoniere delle scale son dotate di lampadine), essendo staccati proprio dalla rete mancando la predisposizione così come per la fonia (nelle case esistono prese del telefono che non hanno però un sistema funzionante). Una serie di predisposizioni, centraline e cassette che sarebbero dovute esistere come nell’intervento comunale, risalente all’amministrazione Speranza (gli appartamenti son stati assegnati nel 2012), esistente già alle spalle dello stabile ora in fase di assegnazione.
    Unico allaccio funzionante è quello dell’acqua, ma nessuno ad oggi ha potuto sottoscrivere l’apposito contratto con la Multiservizi (in questo caso, all’esterno, quanto meno i contatori son già montati accanto all’area di sosta coperta da una pensilina), mentre in tema di sicurezza manca anche il cancello all’ingresso (sebbene esista la predisposizione per la versione elettrica esistendo una cassetta installata di fianco), né si hanno indicazioni su quali saranno i tempi di collaudo dell’ascensore ed eventuali costi di manutenzione (aspetti forse ritenuti “condominiali”, come la manutenzione del terreno esistente nel lato posteriore dello stabile, oggi in disuso).
    Per quelle che, ad oggi, non sono case abitabili (mancando luce e gas, e con una fornitura idrica non a norma da regolarizzare per ogni utente) l’Aterp ha però già incassato due mesi in anticipo come caparra e la quota di registrazione del contratto, ovvero poco meno di 900 euro ad appartamento.
    A rendere il tutto ancora più paradossale è il contesto sia sociale (vedi richieste di alloggi a costi contenuti) che “geografico” in cui lo stabile si trova: da un lato appartamenti assegnati e funzionanti da anni, dall’altro gli scheletri delle case popolari che tramite il Progetto Sara si sarebbero dovuti completare (ma con l’arrivo della terna commissariale poco o nulla si sa di quanto si muove negli uffici comunali a vari livelli e per ogni progetto in sospeso), di lato un altro stabile Aterp occupato nel 2010 da Casapound ma lasciato incompleto e vuoto dopo il successivo sgombero.
    In pochi metri ci son così case da finire, case da rivalturare, e case già pronte e pagate ma con lavori non completi per essere abitabili. 

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